pentimento…
“Anche se fosse il tuo esilio all’estremità del cielo, da lì ti raccoglierà il Signore tuo D. e da lì ti prenderà”.
Questo è uno dei versetti più noti che parlano degli effetti della Teshuvà, del pentimento. Però questo versetto ci pone un quesito. Com’è possibile essere esiliati “all’estremità del cielo”? Sarebbe stato più logico che la Torah dicesse “all’estremità della Terra”.
Il Bà’al Shem Tov sosteneva che spesso l’Ebreo, anche quando pecca, ha in mente un fine positivo: un guadagno indebito, ad esempio, potrebbe essere ricercato per fare beneficienza.
Questo è dunque, secondo lui, il senso del versetto: se il tuo essere in esilio, il tuo errare, il tuo peccare ha una meta celeste, è ispirato da desideri positivi, allora il pentimento è facilitato da D. stesso, che sarà Lui a farti tornare indietro dall’errore e ripercorrere la strada giusta.
Elia Richetti, rabbino