Merano non dimentica
Il 12 settembre del 1943 il brigadiere generale delle SS Karl Brunner dava l’ordine di catturare e deportare gli ebrei meranesi. Pochi giorni dopo, il 16 settembre, la retata nazista, con la collaborazione delle autorità locali, condusse alla deportazione dei 35 ebrei di Merano: prima furono condotti a Reichenau in Austria e poi portati nel campo di morte di Auschwitz. Una vicenda dolorosa che la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha voluto ricordare in un messaggio alla presidente della Comunità ebraica meranese Eli Rossi Borenstein. “In questi giorni che ci conducono alla festa di Rosh HaShanah, a guardare avanti, all’anno venturo, al futuro, non possiamo dimenticare le vicende del passato, che nel calendario di ogni anno che si avvia sono incise in chiare lettere”, le parole di Di Segni che sottolinea l’impegno della Comunità altoatesina e della sua presidente nel tenere vivo il ricordo del passato, agganciandolo però all’impegno per il presente. “Merano – ricorda la presidente UCEI in riferimento alle vicende del 1943 – allora accolse nel silenzio la deportazione dei suoi concittadini ebrei: una macchia indelebile, che mai potrà essere cancellata, come ricordano le pietre d’inciampo apposte settant’anni dopo in città. Queste ultime sono però un segno di Memoria importante così come il lavoro che porti avanti. Ciò che fate a Merano – il messaggio per la presidente Rossi Borenstein – come Comunità, infatti, rappresenta la capacità profondamente ebraica di non dimenticare il dolore del passato, di custodirlo nel cuore e nella mente, e al contempo di non esserne prigionieri, continuando a costruire e a guardare con fiducia al futuro. L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane è al vostro fianco per affermare nel percorso che ci attende identità e valori”.