“Rita, mia zia. Amata da tutti”
Per il momento gli istituti che hanno aderito sono una settantina, Praticamente ovunque, con tutte le regioni rappresentate ad eccezione della Liguria. Ma il numero aumenta costantemente, così come le richieste di intitolazione degli istituti. Nell’Italia che vede crescere la piaga dell’analfabetismo funzionale, del cretinismo digitale, dell’ignoranza portata a modello c’è una parte di paese che dice no e si impegna per costruire una società più istruita e consapevole. E lo fa nel nome di Rita Levi-Montalcini.
“Non è vero che la zia Rita è stata dimenticata, come alcuni affermano. È anzi più viva che mai” sostiene la nipote Piera, dal 2012 (anno della sua scomparsa) attiva in progetti per il mondo della scuola che ne alimentano il ricordo e l’insegnamento. Con il mese di settembre, con l’anno scolastico che riparte dopo la pausa estiva, l’occasione per lasciare un segno si rafforza. Una grande opportunità. Ma parliamo ancora dell’illustre zia.
“Sicuramente – sottolinea Piera – le istituzioni potevano fare di più per i 30 anni del Nobel, caduti nel dicembre dello scorso anno: quella è stata davvero un’occasione persa. Ma negli incontri che faccio in tutta Italia, attraverso la rete delle scuole che portano il suo nome, c’è sempre qualcuno che la ricorda con gratitudine. E non solo in via indiretta per via dei suoi studi, le sue scoperte, i libri scientifici e divulgativi che ha scritto nel corso della sua lunga vita. Si tratta in molti casi di ricordi personali, di aneddoti ed emozioni rimaste impresse nell’anima e che ogni volta mi confortano e commuovono. La zia ha letteralmente girato il mondo, e non c’è posto in cui io vada dove non trovi una persona che l’ha vista, ci ha parlato, ha avuto degli scambi costanti con lei”.
E cosa ricordano, principalmente?
La passione di una donna che ha lavorato tanto, con impegno e costanza, fino all’ultimo respiro. Una donna che non si è mai tirata indietro, parlando della sua vita, della sua visione del mondo. Nel rapporto con le scuole insisto fondamentalmente su un passaggio, che la zia trovava determinante. Non è tanto il fatto di essere super intelligenti o di avere super capacità che aiuta, quanto quello di perseverare nel raggiungere gli obiettivi che ci si pone. Ai dirigenti scolastici che mi invitano dico quindi: vengo senz’altro, ma a patto che si costruisca qualcosa che vada oltre il singolo evento o l’intitolazione di una scuola. La sfida che vorrei portare a termine è rafforzare una vera e propria rete tra istituti attraverso cui condividere buone pratiche e incentivare lo studio delle materie scientifiche. La mia grande fortuna è stata quella di trovare finora interlocutori ben preparati e naturalmente predisposti.
Nelle tue iniziative tieni ad affermare un concetto: che non stai ricordando soltanto la zia, ma anche sua sorella Paola e tuo padre Gino…
Sì, ci tengo molto, essendo a mio avviso il loro un gruppo unico interconnesso che si è influenzato a vicenda nei diversi ambiti. Zia Rita, la scienza. Papà e Paola l’arte. Mi sembra quindi importante trasmettere l’insieme di un ambiente familiare che ha partorito individui che hanno sempre cercato di guardare avanti e mai indietro, provando a immaginare e a costruire un futuro migliore, in un dialogo costante con il mondo esterno che è passato attraverso la sperimentazione di idee e tecniche nuove. Faccio l’esempio di zia Paola, un’innovatrice nel suo campo: fu lei a sperimentare, nella pittura, il passaggio dai pennelli ai manubri. In generale, ed è forse un paradosso, ai ragazzi è più facile lasciare qualcosa di papà e Paola. Le loro materie appaiono infatti più alla portata delle altisonanti conquiste scientifiche di Rita. Più semplice è trasmettere i suoi insegnamenti sull’approccio alla vita, sul significato di quello che siamo noi su questa terra e sul nostro ruolo nella società. Su quello che possiamo fare per migliorare l’esistenza degli altri, anche con semplici gesti.
Ma tu chiaramente non desisti…
Assolutamente no. Conoscere la scienza è fondamentale, ed è importante che questo slancio venga coltivato già in tenera età. Le scuole della rete puntano molto su questa missione, ritenuta imprescindibile. Stimolando i ragazzi con lavori interessanti e accattivanti, possiamo spingerli più facilmente verso il sapere, l’analisi, la razionalità, la sedimentazione di processi logici. Sin dalla scuola materna, bisogna quindi cercare di sviluppare il ragionamento interessandoli alla filosofia e alla musica visti come strumenti atti a strutturare la mente. È nostro dovere provarci in tutti i modi.
Concretamente come è organizzata la rete? C’è una sede centrale?
La sede per ora è a Torino. Ma si tratta di un fatto più formale che altro. In un’epoca come la nostra, segnata dall’evoluzione di mezzi tecnologici sempre più all’avanguardia, mi sento di dire che la nostra casa è un po’ tutto il paese. Dove è possibile, cerchiamo sempre di esserci, di dare una risposta a chi ha bisogno di noi e di soddisfare un determinato bisogno. Avverto comunque l’esigenza di trovare un luogo fisso, un punto di riferimento più solido, in cui esporre e mettere a disposizione di chi ne farà richiesta parte del lavoro di tutti e tre. Uno spazio in cui far convogliare ricercatori e appassionati che possano mettere mano alle loro carte, sviluppare progetti, scrivere qualcosa.
E dei progetti in corso cosa mi dici?
Oltre a quelli sviluppati con le scuole sui temi già citati, è in lavorazione da parte del regista e sceneggiatore Giorgio Treves un documentario che racconterà la vicenda dei Levi-Montalcini negli anni delle Leggi Razziali e delle persecuzioni antiebraiche. Un tema che so essere molto caro a Pagine Ebraiche, che in passato ha ritrovato e pubblicato alcune lettere inedite scritta da zia Rita alla famiglia che li ospitò a Firenze in quei mesi bui. Mi piacerebbe, prossimamente, incontrarne i discendenti. Sarebbe molto se questo potesse avvenire attraverso il vostro giornale.
In dicembre saranno cinque anni dalla scomparsa della zia Rita. Stai pensando a qualche iniziativa specifica?
Recentemente l’associazione Levi-Montalcini ha lanciato il concorso “Scienza e Musica” per creare l’inno ufficiale delle scuole della rete. Un’idea nata per rendere ancora più unite le scuole attraverso una gara che metterà alla prova la fantasia degli studenti, rendendoli partecipi e protagonisti. Termine ultimo per l’invio di una registrazione è il 10 dicembre. Quindi, dopo il voto di tre giurie dedicate (popolare; associati dell’associazione; personalità di spicco del mondo della musica), in marzo si procederà alla pubblicazione della classifica finale e verrà indicato il luogo della premiazione. Quest’ultima fase avverrà il 21 aprile del prossimo anno, nel corso di una giornata dedicata alla zia.
Hai avuto modo di trascorrerci moltissimo tempo, anche negli ultimi anni. Di cosa parlavate nei vostri pomeriggi insieme?
Era una donna talmente a 360 gradi che era impossibile fossilizzarsi su un unico argomento. Con lei passavi infatti dal tema del fine vita alla condizione della donna nella società oggi, dal fatto che l’essere umano non riesca mai a vivere compiutamente in pace all’irrazionalità che molto spesso prevale sulla razionalità. Aver preso parte a questi momenti, al cospetto di una così grande intelligenza, è stato e continua ad essere un privilegio. Il mio sogno è di poterlo condividere sempre di più con i nostri giovani e di aiutarli a crescere secondo modelli e scale di valore all’altezza dei tempi complessi che stiamo vivendo.
Adam Smulevich – Pagine Ebraiche settembre 2017
(24 settembre 2017)