La Corte educa i negazionisti
Come spesso accade – e non è certamente un bene! – la Giustizia è più rapida ed efficace della politica a definire principi e comportamenti. Dopo anni di discussioni teoriche, cui ho personalmente preso parte, sull’opportunità o meno di una legge che punisse i negazionisti (o, recentemente, i fascisti), un Tribunale belga ha sparigliato le carte. Chiamato a giudicare l’ex deputato Laurent Louis, condannato in primo grado per negazionismo, e protagonista di varie intemerate antiebraiche nel corso della sua carriera, il tribunale ha elaborato una condanna originale nel processo d’Appello.
I magistrati hanno stabilito che Louis dovrà recarsi almeno una volta all’anno, da qui al 2022, in un campo di sterminio nazista, senza evitare Auschwitz, Treblinka, Dachau e Majdanek. Inoltre, per rendere la sua visita un fatto pubblico e testimoniale, egli dovrà scrivere su Facebook un resoconto di almeno cinquanta righe al ritorno da ogni viaggio, che contenga le sue reazioni ed emozioni, per poi inoltrarlo anche ai togati.
Interessante esperimento, che ha il pregio di essere immediatamente effettivo. Anche il condannato si è dichiarato soddisfatto, ma non è da escludere che nelle sue parole ci fosse soprattutto il sospiro di sollievo per avere evitato una condanna in carcere e il gusto della provocazione. In ogni caso, non si può fare a meno di notare quanto tale misura appaia più efficace, creativa e attuale dell’alternativa meramente giudiziaria (dibattimento in aula e detenzione in carcere in caso di condanna). Soprattutto se si guarda alle giovani generazioni, che alla Memoria della Shoah vanno educate. Staremo a vedere.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi