Kippur…

La peculiarità di questo giorno è emblematicamente evidenziata dal fatto che il trattato talmudico che ne descrive i riti si chiama “Yomà”, il giorno per antonomasia, il giorno che è diverso da qualunque altro.
Quando esisteva il Santuario, era il giorno nel quale si assommavano tre aspetti diversi di somma santità: del luogo (il Santuario, e più ancora il Qòdesh Ha-Qodashìm, dove il Kohèn Gadòl entrava per le cerimonie di espiazione), del momento (giorno della purificazione e del condono) e della persona (il Kohèn Gadòl, cui spettava celebrare il culto).
Ma il sottofondo è la partecipazione di tutto il popolo a questo giorno che è “shabbath shabbathòn”, doppiamente sabato.
Era certamente la consapevolezza di avere dietro di sé l’appoggio e la partecipazione di tutto il popolo che permetteva al Kohèn Gadòl di svolgere correttamente tutto il complesso rituale fino a uscire dal Qòdesh ha-Qodashìm “be-shalòm belì féga’”, in pace e indenne.
Così speriamo di poter contare sulla partecipazione consapevole a questo giorno per poter contare sul ristabilimento di un armonioso rapporto col nostro Ebraismo.

Elia Richetti, rabbino