Setirot – Memorie ferraresi
Ultima giornata della Festa del libro ebraico, la giornalista Sabina Fedeli presenta il suo Gli occhiali del sentimento. Ida Bonfiglioli: un secolo di storia nella memoria di un’ebrea ferrarese (Giuntina). E basta guardarsi intorno nella grande sala gremita per capire che quella memoria è profondamente “la Memoria” della Ferrara ebraica e no. Tra i presenti qualcuno l’ha conosciuta, e assai bene, qualcuno ne ha sentito parlare in famiglia ed è lì in qualità di nuova o nuovissima generazione. Sì, perché la signora Ida è scomparsa non molto tempo fa alla veneranda età di 104 anni. È davvero un pezzo di storia. Anzi, è una istituzione cittadina.
Raffinata amante e conoscitrice di musica classica nonché contagiata dalla passione bibliofila del marito, Ida Bonfiglioli si racconta in una intervista senza tabù, giacché la donna con cui parla – Sabina Fedeli appunto – è la compagna dell’amato nipote Gadi Schoenheit. Rievoca i giorni dell’orrore mischiati a quelli spensierati delle partite a tennis in casa dello zio Silvio Finzi Magrini, che morirà ad Auschwitz e che ispirerà nel dopoguerra le pagine bassaniane de “II giardino dei Finzi-Contini”. Storie di casa che si ripetono, sempre uguali e tutte diverse. Quel 21 settembre 1941 quando Ida corre in sinagoga per fotografare lo scempio dei fascisti che distruggono arredi e oggetti sacri. Il marito mandato al confino perché antifascista. I due figli cacciati da scuola. Il padre irredentista che si lascia morire a Vienna pur di non combattere per l’Austria. Le leggi razziali, la strage della lunga notte del ’43, e la fuga in Svizzera durante la quale la madre è catturata dalle SS.
Una umanissima “chiacchierata” infilando e togliendo gli occhiali nelle cui stanghette è nascosto l’apparecchio acustico, gli “occhiali del sentimento” come li chiama lei, giocando sul doppio senso fra udito e cuore. Parla così di passione politica e coraggio, di processi della vergogna e gesti di altruismo. E di un piccolo segreto che Ida nella sua lunga vita non ha mai svelato e che Fedeli raccoglie con rispetto e amore…
Anno dopo anno, epoca dopo epoca, fino al 31 dicembre 2006, giorno del centesimo compleanno. È lì, in poltrona, niente candeline, circondata da una famigliona commossa e giustamente orgogliosa. Senza svolazzi o banale retorica, guarda tutti e ride: «Se me l’avessero detto non ci avrei mai creduto di arrivare a questa età. E allora brindiamo. Lechaim, alla vita! Viva la vita!».
Stefano Jesurum, giornalista