Contro Soros ancora
una campagna di odio
È ancora tempo di caccia alle streghe in Ungheria, dove il nemico numero uno è ancora lui – George Soros – vittima di una nuova oscena campagna diffamatoria che soffia sul fuoco di pregiudizi antisemiti. Un’iniziativa che parte dal governo attraverso una consultazione pubblica su un inesistente piano migranti del magnate. Sottolinea il Corriere: “Ricco, internazionalista, sostenitore delle società aperte, impegnato per i rifugiati, per di più ebreo, Soros è il nemico perfetto. Orbán sembra odiarlo con la determinazione che si riserva ai nemici intimi e in effetti lo conosce da tempo. Non solo perché Soros è nato in Ungheria, da dove è fuggito nei primi anni di socialismo reale dopo essere scampato ai nazisti. Ma anche perché Orbán ha studiato a Oxford grazie a una delle tante borse di studio offerte dal filantropo”.
Sarebbe la voce di Al Baghdadi, scrive tra gli altri il Corriere, quella del nuovo messaggio diffuso dalla divisione media di propaganda dell’Isis con il titolo “Sufficient Is Your Lord As A Guide And A Helper”. Nel messaggio il Califfo afferma che il sangue dei miliziani uccisi in Iraq e Siria “non deve essere stato versato invano”. E sottolinea inoltre come americani, russi ed europei “siano terrorizzati dagli attacchi dei mujaheddin”. Difficile, spiegano tuttavia gli esperti, stabilire la data esatta della registrazione e smentire le voci su una sua morte circolate in passato.
Osserva al riguardo Fabio Nicolucci, sulle pagine del Mattino: “La tempistica della nuova irruzione sul palcoscenico mediatico globale del Califfo Al-Baghdadi spiega molto sia della situazione politica e militare nel Levante sia della natura dell’Isis. Del resto, sono due facce della stessa medaglia. Il messaggio contiene infatti nel testo stesso ampi riferimenti generali alla situazione nel quale è stato scelto di diffonderlo. E la tempistica tutta politica ha molto più a che fare con il tentativo del capo dell’Isis di cogliere alcune opportunità maturate sul terreno con il crescere delle contraddizioni e dell’aggrovigliarsi della situazione politica in Siria ma soprattutto in Iraq, più che con un messaggio volto a rassicurare sulla propria presenza, come invece tendiamo a pensare secondo schemi tradizionali noi occidentali”.
Quattro arresti nel mondo dell’estrema destra romana per le violenze degli scorsi giorni al Trullo, dopo un episodio di razzismo nei confronti di una famiglia italio-etiope cui era stata assegnata una casa popolare. Personaggio chiave il neofascista Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova. Il suo nome, spiega Repubblica, è comparso in varie inchieste sull’ultradestra: dai ricatti all’ex presidente della Roma Sensi all’attentato al cinema Nuovo Olimpia del ’99. E di recente per le manifestazioni pro Priebke e le occupazioni di edifici.
L’israeliano Amos Genish è il nuovo amministratore delegato di Telecom Italia. Lo ha stabilito (all’unanimità) il consiglio di amministrazione riunitosi ieri. Osserva il Sole 24 Ore: “Toccherà a Genish, 57 anni, manager fortemente voluto dal patron di Vivendi, Vincent Bolloré, e molto accreditato nel settore delle telecomunicazioni, proiettare Telecom Italia verso un futuro che lui stesso ha definito ambizioso”.
In una breve La Stampa segnala un’intervista al sito israeliano Walla dell’ambasciatore statunitense David Friedman in cui il diplomatico afferma che “gli insediamenti ebraici in Cisgiordania sono parte di Israele”, che “Israele occupa solo il due per cento della Cisgiordania” e che la formula dei “due Stati ha perso ormai significato”. Non è un concetto utile, sostiene, “perché ha significati diversi per persone diverse”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(29 settembre 2017)