Di nuovo Marx
La settimana scorsa si sono svolte le elezioni tedesche: sembrava l’evento geopolitico del 2017 e invece non se ne parla più. Del resto, viviamo un’epoca che mastica tutto velocemente. Tra i dati emersi – tralasciando la crisi dei partiti tradizionali, in particolare quello socialdemocratico – spicca il successo di “Alternative fuer Deutschland”, il movimento anti-governativo, populista e xenofobo che ha trionfato nelle periferie e all’Est.
Un’analisi più approfondita del fenomeno sarebbe necessaria. È vero che le biografie non si traducono automaticamente in pensiero, ma è chiaro che se di “nazismo” si vuole parlare, una leader donna, lesbica, sposata con una asiatica e filo-israeliana, configura un profilo di (sub)cultura politica almeno problematico. Io stesso ricordo, per aver vissuto in Sassonia tra 2004 e 2005, come gruppi simili non siano nuovi a notevoli successi elettorali, ma si siano poi rivelati assai fragili alla distanza, mostrando più che altro una capacità di presa sui ceti poveri delle campagne, preoccupati dalla crisi che allora mordeva la Germania più del resto d’Europa.
Quasi tutti hanno imputato il risultato recente alle politiche migratorie di Angela Merkel, quel famoso “Wir schaffen das” (“ce la facciamo!”) che nel 2015 portò quasi un milione di siriani nelle città tedesche, e che pure il sottoscritto celebrò su queste colonne l’otto settembre di due anni fa. In tutto questo, però, occorre sottolineare una contraddizione a mio avviso decisiva: AFD ha preso voti soprattutto nell’Est e nelle zone più depresse di questa metà del paese. Cioè dove i profughi e i migranti non ci sono. Come è possibile? Che la paura sia un sentimento totalmente irrazionale e slegato dalla realtà? O, piuttosto, che la preoccupazione verso il diverso sia legata più direttamente a fenomeni socio-economici (impoverimento, disoccupazione, precarietà) che non ai migranti in quanto persone in carne e ossa? Che l’ossessione per la sicurezza non dipenda del tutto dal numero delle rapine ma più che altro dal proprio stato d’animo? Che insomma il vecchio Marx sia ancora un po’ attuale?
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
(3 ottobre 2017)