…Islam
Chi è più pericoloso per la stabilità dell’Occidente e del mondo tout court? L’estremismo islamico (o l’Islam in sé) o la destra fascista e neonazista incardinata nei nostri sistemi sociali e politici? È la domanda che si pongono alcuni intellettuali per puntare il dito contro la disattenzione della politica nei riguardi del pericolo islamico portato dalle recenti massicce migrazioni.
Si afferma così che mentre l’informazione di sinistra spinge l’opinione pubblica a concentrarsi sul falso pericolo rappresentato dal neofascismo e dal neonazismo, nessuno si accorge della minaccia vera per l’Occidente: il pericolo islamico. E si vorrebbe, per contro che ci si concentrasse sul pericolo islamico e si smettesse di prestare troppa attenzione ai rigurgiti di fascismo e di neonazismo da cui è percorsa l’Europa in quanto essi sarebbero eccessivamente enfatizzati.
Insomma, ci si invita a fare delle graduatorie fra un pericolo presente e manifesto – che pochi in realtà possono arditamente negare – e un pericolo potenziale che, tuttavia, sembra altrettanto manifesto a chi voglia onestamente vederlo.
A me il criterio delle graduatorie non convince del tutto, perché il più delle volte serve a mettere in piena evidenza un elemento e a sminuirne o nasconderne un altro. Ho affermato più volte che il discorso storico non può compensare i crimini del fascismo con quelli del comunismo/stalinismo, e viceversa. Farlo sarebbe demagogico e immorale. Allo stesso modo non si può mettere il silenziatore sul crescente fenomeno neofascista e neonazista in Europa e in America per lamentare la disattenzione sull’invasione islamica e sul terrorismo che da alcune sue frange deriva.
A chi cerchi di distogliere lo sguardo dal fascismo e dal neonazismo dei nostri giorni, si consiglia di informarsi sulle manifestazioni di antisemitismo in Svezia, in Danimarca, in Norvegia, in Germania – e sorvoliamo sul complesso fenomeno francese – o sulle recenti festività ebraiche trascorse dagli ebrei d’America barricati o nascosti in sinagoghe presidiate.
A guardare con occhi disincantati, sembra ovvio che l’Islam presenti un problema reale in atto. Non tutto l’Islam, ma certamente l’Islam e non l’Induismo o il Buddismo. Ma è ugualmente ovvio che il neonazismo presenta un altro grave problema, che ha avuto, nella civile, bianca e cristiana Europa, una manifestazione nefasta che molti di noi non riescono proprio a dimenticare.
L’espansione dell’Islamismo in Europa richiede senza dubbio la giusta attenzione; esso stesso porta il rischio di un aumento dell’antisemitismo, oltre che una richiesta, non accettabile, di adeguamento della cultura locale a quella di immigrazione. I problemi di coesistenza ci sono e non sono di poco conto. Ma, così come sarebbe incauto non considerare i rischi – reali e potenziali – della nuova forte presenza islamica in Europa, sarebbe altrettanto incosciente non fare fronte ai rischi a cui ci espone il risorgere, all’interno stesso del paese oltre che in altri paesi della Comunità Europea, di ideologie che hanno già dato i loro malefici frutti in un passato non ancora troppo lontano. ‘Nonno Benito’ non può più far del male all’Italia, è vero, ma i suoi nipotini certamente sì. Specie se assieme ai cuginetti d’oltralpe. Cerchiamo di non commettere nuovamente l’errore di sottovalutazione che hanno fatto certi nostri predecessori quando con entusiasmo abbracciarono il fascismo. E ricordiamoci che fascismo e neonazismo non sono solo antiislamici ma hanno ideologie più ampiamente razziste, e il razzismo è il contenitore privilegiato dell’antisemitismo.
Chiedersi poi se siano più pericolosi i neonazisti tedeschi o quelli britannici sembra un gioco ozioso fatto per distrarre i distraibili.
Insomma, giocare alle distinzioni fra cattivi, cattivelli e cattivissimi non sembra essere il modo migliore per garantire sicurezza alla società ed equilibrio alla politica. Né definisce il senso etico di una coscienza filosofica o la correttezza di una visione ideale.
Alla fine, si rischia di individuare un unico nemico da combattere per unire demagogicamente visioni politiche diverse e opposte. È la strategia dei populismi, che si battono contro il potere proponendo solo obiettivi generalisti, che possano convincere e conquistare chiunque: la battaglia per l’acqua pubblica, o per la cancellazione delle tasse. Così nascono i partiti che mettono insieme rivoluzionari, conservatori e reazionari, la destra liberale e il razzismo neonazista. In che percentuale nessuno lo sa. Si sa invece chi sarà il prossimo bersaglio, e speriamo non la prossima vittima.
Dario Calimani, Università Ca’ Foscari Venezia
(3 ottobre 2017)