La sfida per la guida dell’Unesco“No al Qatar, è una minaccia”
Sgradito a Israele, Stati Uniti, Egitto e a tre Paesi del Golfo, ma sostenuto da 20 stati all’interno del Comitato esecutivo, il candidato del Qatar potrebbe farcela ad ottenere la direzione dell’Unesco. “Una brutta notizia per l’organizzazione e sfortunatamente anche per Israele”, il commento dell’ambasciatore israeliano all’Unesco Carmel Shama-Hacohen. Dopo la seconda votazione, Hamad Bin Abdulaziz Al-Kawari, ex ministro della Cultura del Qatar, ha infatti ottenuto più voti di tutti gli altri cinque candidati in corsa: 20 sui 58 totali. Dietro di lui, un altro ex ministro della Cultura, la francese Audrey Azoulay, e la candidata dell’Egitto, Moushira Khattab, che hanno ricevuto rispettivamente 13 e 12 preferenze. Oggi pomeriggio i 58 membri del Comitato esecutivo – tra cui l’Italia – si esprimeranno nuovamente a scrutinio segreto. Se entro venerdì, nessuno dei candidati avrà ricevuto i 30 voti necessari per ottenere la nomina alla direzione Unesco – l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cultura, educazione e scienza – allora si passerà al ballottaggio tra i due più votati.
L’Egitto, come spiegano diversi quotidiani locali in inglese, sta lavorando intensamente per far confluire su Khattab i voti degli altri paesi. “Posso dire che non ci aspettavamo che il candidato del Qatar ottenesse quel numero (di preferenze) per molte ragioni” ha dichiarato il portavoce del ministero degli esteri egiziano Ahmed Abu Zeid. “Al-Kawari, però, ha usato la ricchezza del suo paese per attraversare il globo e raccogliere sostegno”, il commento dell’analista dell’American Media Institute Joseph Hammond. Un sostegno arrivato nonostante l’aperto boicottaggio condotto da Egitto, Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti, che hanno accusato la monarchia qatarina di sostenere il terrorismo. E nonostante Al-Kawari sia stato accusato di antisemitismo dal Simon Wiesenthal Center per alcune iniziative del passato. In qualità di ministro della Cultura, il candidato del Qatar nel 2013 ha per esempio scritto la prefazione di un volume – Jerusalem in the Eyes of the Poets – chiaramente a carattere antisemita. Nel libro si richiamano le vergognose teorie de I protocolli dei savi anziani di Sion, la più violenta e dannosa bugia della storia della letteratura, accusando gli ebrei di controllare i media, i giornali, l’editoria negli Stati Uniti e in tutto l’Occidente.
Il soldi però, ha spiegato al sito Algemeiner il direttore delle relazioni internazionali del Simon Wiesenthal Center Shimon Samuels, hanno permesso al Qatar di ottenere comunque il sostegno all’interno dell’Unesco. “Hanno distribuito denaro ovunque, in particolare in Africa”, ha spiegato Samuels parlando dei rappresentanti della monarchia del Golfo. E in effetti l’Egitto, attraverso il portavoce Zeid, ha accusato il blocco africano di non aver sostenuto come da accordi, la candidata del Cairo.
In ogni caso, nonostante Al-Kawari sia in vantaggio, non è sicuro che riuscirà ad ottenere il posto alla direzione dell’Unesco. Chi fino ad ora ha votato per l’egiziana Khattab difficilmente sposterà la sua preferenza verso un candidato apertamente osteggiato dal Cairo. Molto poi dipenderà dalle scelte della Francia e di chi appoggia la sua candidata: Azoulay, ex ministro della Cultura del precedente governo Hollande ed ebrea di origine marocchina, potrebbe far confluire su di sé i voti di Khattab oppure lasciare spazio a quest’ultima, cercando di farla eleggere (potrebbe poi emergere una terza via, con un altro rappresentante – magari quello cinese – da anteporre agli altri). Entrambe le opzioni sono preferibili per Israele, che non fa parte del Comitato esecutivo ed è in aperta contrapposizione con il Qatar. Basti pensare alle critiche sollevate pochi mesi fa dal governo di Benjamin Netanyahu contro l’emittente Al Jazeera, finanziata proprio dal Qatar e considerata da Gerusalemme il braccio mediatico dei Fratelli musulmani. “Lavorerò per mettere in atto la legislazione necessaria per espellere Al Jazeera da Israele”, aveva promesso a fine luglio Netanyahu. L’obiettivo ora è quello di vedere chi la finanzia alla guida dell’organizzazione internazionale che ha già fatto passare diverse risoluzioni contro Israele.
Daniel Reichel @dreichelmoked