Azoulay alla guida dell’Unesco: “Usa e Israele restate con noi”
Ridare credibilità all’Unesco. Questo il primo obiettivo della francese Audrey Azoulay, nuovo direttore generale dell’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cultura, scienza ed educazione. In una breve conferenza stampa dopo la sua nomina di venerdì, la Azoulay, già ministro della Cultura del governo Hollande, ha spiegato che “la prima cosa che farò sarà lavorare per ripristinare la credibilità dell’organizzazione e dei suoi Stati membri e la sua efficacia”. Uno sforzo necessario per poter convincere Israele e Stati Uniti a tornare all’interno dell’Unesco dopo l’annuncio a sorpresa di Washington – a cui è seguito quello di Gerusalemme – di voler lasciare l’organizzazione. Mentre si tenevano le elezioni per la nomina del direttore generale, la Casa Bianca ha infatti annunciato di voler diventare osservatore permanente dell’agenzia senza più parteciparvi (dal 2011 gli Stati Uniti hanno smesso di pagare la propria quota all’organizzazione), perché l’Unesco deve essere riformata e continua a dimostrare un “pregiudizio anti-israeliano”. Una decisione che ha preso molti di sorpresa – a quanto riportato i quotidiani israeliani, anche i diplomatici del governo Netanyahu non erano stati informati del passo voluto da Trump – e che complica il lavoro della Azoulay. Quest’ultima, ebrea di origine marocchina con parenti in Israele, in riferimento al ritiro di Stati Uniti e Israele ha dichiarato che “in questo momento di crisi, abbiamo bisogno più che mai dell’organizzazione dell’Unesco, di sostenerla rafforzarla, cambiarla ma non abbandonarla”.
Azoulay è stata eletta per un mandato di quattro anni e ha battuto il candidato del Qatar, l’ex ministro della Cultura Hamad bin Abdulaziz Al-Kawari in una votazione complicata, superandolo di soli due voti (30 a 28). All’ex ministro di Doha, apertamente contrastato da Israele e accusato di antisemitismo dal Centro Wiesenthal, sono mancati i voti decisivi dei paesi del Golfo che dal 5 giugno hanno rotto ogni rapporto con l’Emirato, considerato vicino ai Fratelli musulmani e all’Iran. Questo scontro interno al mondo arabo ha cambiato le carte in tavola, facendo salire le quotazioni di Azoulay, fortemente appoggiata dall’Italia (come ha spiegato il viceministro agli Esteri Mario Giro).
L’ex ministro francese può contare peraltro sulla propria conoscenza personale del mondo arabo, ampiamente coltivata in famiglia: il padre – André Azoulay – è consigliere del re del Marocco Mohammed VI, ruolo ricoperto già con il predecessore Hassan II.
La nomina della Azoulay è stata commentata nelle scorse ore dall’ambasciatore israeliano all’Unesco Carmel Shama-Hacohen. “È una cosa che scalda il cuore”, ha detto l’ambasciatore, spiegando però che il compito del nuovo direttore “sarà quello non facile di far cambiare direzione a una nave che sta andando a fondo e che ha raggiunto i punti più bassi nei confronti di Israele. Le auguriamo buona fortuna”. Shama-Hacohen ha dichiarato ad Arutz 2 – emittente televisiva israeliana – che la vittoria più grande per la diplomazia di Gerusalemme non è stata però la notizia della nomina di Azoulay ma quella del passo indietro degli Stati Uniti. “La decisione del presidente Trump è coraggiosa e morale, perchè l’Unesco è diventato un teatro dell’assurdo e perché piuttosto che preservare la storia la distorce”, il commento di Netanyahu alla scelta del presidente Usa.
Daniel Reichel