Gerusalemme ricorda il 16 ottobre, nel segno di rav Elio Toaff
Anche Gerusalemme ha ricordato il 16 ottobre, e la deportazione di oltre mille ebrei romani nei campi di sterminio nazisti. Gli italkim, gli italiani di Israele, si sono ritrovati come ogni anno allo Yad Vashem, attorno alla fiamma perenne nella Tenda della Rimembranza, e poi in un incontro occasione per riflettere su domande che, anche alla luce della progressiva scomparsa dei testimoni, si fanno sempre più urgenti: come si tramandano i ricordi? Quali strumenti esistono per scoprire e conservare le esperienze degli anni bui della storia d’Italia e d’Europa? L’incontro è stato anche l’occasione per ricordare una figura fondamentale nella ricostruzione della Comunità romana e di tutto l’ebraismo italiano nel Dopoguerra: rav Elio Toaff, rabbino capo della Capitale dal 1951 al 2002.
“Del male assoluto che è stata la Shoah, siamo tutti in qualche modo responsabili. L’Italia si è macchiata di gravi colpe, ricordarle, assumersene le responsabilità ci deve servire da lezione per il futuro”, ha sottolineato l’ambasciatore Gianluigi Benedetti. A intervenire è stato anche il presidente della Hevrat Yehudei Italia be-Israel, Sergio Della Pergola, che ha evidenziato come, nel buio della dittatura, punti di luce furono coloro che misero a repentaglio la propria vita per salvare gli ebrei, i Giusti tra le Nazioni onorati da Yad Vashem. Il presidente dell’Irgun Olei Italia Alberto Corcos ha invece citato nel suo saluto la storia e le parole di due Testimoni della Shoah, Liliana Segre e Nedo Fiano.
Proprio sull’importanza delle testimonianze dei singoli, come strumento per conoscere la Storia collettiva, si è concentrato il confronto moderato da Iael Nidam Orvieto, direttrice dell’International Institute for Holocaust Research di Yad Vashem, con la partecipazione di Miriam Toaff a Naama Campagnano, che hanno condiviso le proprie esperienze familiari.
“Dopo la scomparsa di mio padre due anni fa, è stato emozionante ritrovare delle lettere in cui raccontava le sue vicende durante la guerra. Di molte cose aveva già parlato nella sua autobiografia, ma tante altre le abbiamo scoperte, e non soltanto su di lui, ma anche su chi gli stava attorno, sua madre, così forte, pronta a pedalare per decine di chilometri per sfamare la famiglia, suo padre grande rabbino, sempre a studiare e sempre con il sorriso, ma anche duramente provato dalle Leggi razziali” ha sottolineato Miriam Toaff. Ricordando anche come rav Elio Toaff, avesse preso la decisione di venire in Israele con la famiglia, secondo quanto emerge chiaramente in altre lettere. “Ma l’ebraismo italiano era in una situazione disperata, c’era bisogno di lui e rimase. Però oggi la maggior parte di noi figli e nipoti siamo qui, e questo vuol dire molto”.
rt