MEMORIA Gli ebrei romani dopo la grande retata
Silvia Haia Antonucci e Claudio Procaccia / DOPO IL 16 OTTOBRE / Viella
Quanti furono gli ebrei catturati il 16 ottobre 1943 dalla Gestapo nella Capitale? Quanti furono i cittadini di religione ebraica vittime di retate e quanti quelli che si mobilitarono nella resistenza armata? A rispondere a queste e a molte altre domande fino a oggi rimaste irrisolte arriva una ricerca a cura di Silvia Haia Antonucci e Claudio Procaccia, Dopo il 16 ottobre. Gli ebrei a Roma tra occupazione resistenza, accoglienza e delazioni (1943-1944) (Viella, pp. 384, 35). Il libro, che accoglie tra gli altri gli interventi di Amedeo Osti Guerrazzi e Daniele Spizzichino, nasce da un’iniziativa della Fondazione Museo della Shoah con la Comunità ebraica di Roma e il suo Archivio storico. Con dovizia di dati, Osti Guerrazzi nel saggio dedicato a «Carnefici e vittime» ci offre inedite informazioni sugli ebrei, circa 800, che finirono preda dei rastrellamenti successivi al devastante 16 ottobre. La ricerca aggiunge anche altre scoperte: preti, suore e in generale i romani non furono insensibili al grido di dolore dei concittadini e circa l’85 per cento della popolazione ebraica dell’Urbe scampò alla morte. «Una percentuale impressionante se confrontata con quella di molte altre comunità europee», osservano i curatori. La solidarietà capitolina non ebbe confronti nel Vecchio Continente.
Mirella Serri, La Stampa, 16 ottobre 2017