…telegiornali

Sul TG3 del 12 ottobre, Giovanna Botteri riferisce della decisione di Stati Uniti e di Israele di uscire dell’Unesco. Palesemente sorpresa, la Botteri, commenta l’incomprensibilità della decisione americana e israeliana: “gli Stati Uniti hanno deciso di andarsene perché la politica dell’Unesco, secondo Washington, sarebbe troppo anti-Israele e filo-palestinese. La Palestina, ricordiamo, è stata ammessa all’Unesco; entrerà nel 2018. Eppure, dice la Segretaria dell’Unesco, noi abbiamo fatto una politica di apertura contro l’antisemitismo. Alla base c’è naturalmente una diatriba sull’entrata della Palestina…”. La Botteri, per dimostrare quanto sia inspiegabile la decisione di Trump, chiosa a commento: “Che cos’è l’Unesco? Guardate: queste sono le immagini di Matera. Matera fu dichiarata città dell’anno dall’Unesco. Questa è la Statua della Libertà, un’altro Patrimonio dell’Umanità dichiarato dall’Unesco. Insomma, l’Unesco è, in qualche modo, al di sopra delle parti…”.
Le parole di Giovanna Botteri ti fanno saltare sulla sedia, perché si può anche non amare la politica di Trump e quella di Netanyahu, ma è incontestabile che da qualche tempo la politica dell’Unesco si è tinta di un fosco colore anti-israeliano e, in quanto ignara del rapporto fra gli ebrei di tutto il mondo e i luoghi storicamente sacri all’ebraismo come il Monte del Tempio a Gerusalemme, è stata di fatto una politica non solo anti-israeliana ma anche innegabilmente antisemita. Per chi, come la Botteri, lo avesse dimenticato, la mozione sull’assenza di legame fra gli ebrei e il Monte del Tempio è stata a suo tempo presentata da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar, Sudan, e l’Unesco, adottando la risoluzione, ha pagato il pedaggio alla politica dei paesi arabi. Forse sarebbe più corretto affermare che ormai la politica all’Unesco la fanno i paesi arabi aiutati da alcuni cugini asiatici.
Forse è vero, come dice la Segretaria uscente, la bulgara Irina Bokova, che l’Unesco ha fatto “una politica di apertura contro l’antisemitismo”, ma la porta l’ha solo socchiusa, perché l’Unesco l’antisemitismo non lo sa riconoscere.
È innegabile, oltretutto, che l’Unesco, un ente culturale, non dovrebbe svolgere alcuna politica, oltretutto divisoria fra i paesi membri. Dovrebbe invece occuparsi di cultura, e non indicare a quali paesi appartenga un bene monumentale. Ma i paesi arabi hanno un peso preponderante all’interno dell’Unesco, e quel peso lo fanno sentire tutto, politicamente. Ci si potrebbe chiedere allora che attività culturale si preoccupino di svolgere quei paesi.
Ma la Botteri queste cose non sembra pensarle, eppure certamente le sa. E non è certo una giornalista al soldo dei paesi arabi e dei loro alleati. Per quale ragione allora nascondere e distorcere i motivi della decisione di USA e Israele? Solo l’antipatia suscitata da Trump e Netanyahu?
Un’ultima riflessione privata. Cerchi di guardare il TG3 non per convincimento politico, ma per non vedere le banalità diversive di qualche altro TG che ti sciorina omelie, immigrati neri e cattivi, ricette succulente e cagnolini infiocchettati. Poi, invece, incappi in notizie politiche presentate come pure interpretazioni personali, o come partigiane prese di posizione che alla notizia originaria hanno deformato i connotati. Tanto vale che ritorni Emilio Fede, che almeno dichiarava apertamente e senza vergogna la sua appartenenza.
Provi una sensazione strana quando ti tocca criticare quello che vorresti difendere. Ma è il bello della libertà di pensiero. E ti rendi conto, alla fine, che giornali e TG servono non tanto a passarti notizie credibili quanto a tenere in esercizio il tuo spirito critico.

Dario Calimani, Università Ca’ Foscari Venezia