Ticketless – Il sionismo di Manzoni
Ci sono autori del Novecento che possono vantare un numero elevato di biografie intellettuali. A ciascuno verrà in mente questo o quell’altro personaggio pluribiografato. Altri Maestri hanno dovuto attendere un secolo per essere degnamente ricordati. La bella biografia intellettuale che Andrea Frangioni, un giovane studioso, ha appena dedicato a Francesco Ruffini (Il Mulino, con pref. di Roberto Pertici, fresca di stampa) ha molti meriti, primo fra tutti quello di riparare a un torto. Sfido un docente di scuole superiori a trovare il nome di Ruffini in un manuale di storia contemporanea fra i molti in circolazione. Senatore, grande studioso di Cavour e di Manzoni fu uno dei padri del diritto ecclesiastico, oltre che ministro dell’Istruzione subito dopo la Grande Guerra. Nel 1931 sarà tra i pochi docenti a rifiutare il giuramento al fascismo. Gli ebrei italiani non sono stati da meno e lo hanno dimenticato, tanto meno hanno fatto tesoro del suo libro più famoso: La libertà religiosa. Storia dell’idea, pubblicato nel 1901, ma ancora lodevolmente ristampato da Feltrinelli a cura di Francesco Margiotta Broglio. Quel libro, nei miei scaffali, sta accanto alla Bibbia di Sciaddàl e alla Storia di Attilio Milano. Al sionismo e filosemitismo del Senatore, ultimo difensore del separatismo religioso, Frangioni dedica il giusto rilievo, ma la “notizia” del libro riguarda “Il sionismo di Manzoni”. Apprendiamo che Ruffini avrebbe voluto intitolare così il capitolo della sua famosa monografia sulla vita religiosa dell’autore dei Promessi sposi, le cui considerazioni filosemitiche attirarono l’attenzione, negli anni Trenta di molti intellettuali e storici antifascisti, dai fratelli Rosselli a Piero Treves.
Alberto Cavaglion
(18 ottobre 2017)