Una vita dedicata alla conoscenza – Cassuto, l’eredità di un grande Maestro
L’ultimo numero doppio della Rassegna, curato da Angelo M. Piattelli e da Alexander Rofé, è interamente dedicato all’opera dello storico e biblista Rav Umberto Moshè David Cassuto (Firenze, 1883-Gerusalemme, 1951). Questa raccolta di studi mette a disposizione dei lettori uno strumento ricco di materiali utili per riconsiderare una delle figure più brillanti dell’ebraismo italiano del Novecento e per rivisitare un’esperienza culturale e umana originale e significativa. Offre altresì l’occasione di ripercorrere l’iter scientifico di Cassuto, nonché di tracciare un bilancio del suo contributo. Il primo volume costituisce una raccolta di saggi dedicati ai molteplici aspetti della figura di Umberto Cassuto, promotore degli studi ebraici in Italia. La ricerca moderna sugli ebrei in Italia ebbe inizi nel primo Ottocento all’epoca della Haskalà (Illuminismo ebraico) e si sviluppò sotto gli auspici della Wissenschaft des Judentums. Ebbene, fu proprio Cassuto, tra i pochi in Italia, a raccogliere i propositi di quel movimento, insieme ai compagni di studio presso il Collegio Rabbinico Italiano. Da quell’ambiente culturale Cassuto trasse vigoroso slancio ideale per promuovere indagini e ricerche, prevalentemente storico-letterarie dapprima, bibliche e semitistiche poi, sostenuto da una solida preparazione storico-filologica acquisita al Collegio Rabbinico e all’Istituto di Studi Superiori di Firenze (poi Università di Firenze). In occasione del primo Convegno giovanile ebraico di Firenze (30 ottobre 1911), Cassuto prese la parola proponendo di istituire la Società per la Storia degli Ebrei in Italia. Un progetto culturale importante, le cui vicende vengono ricostruite attentamente da Mario Toscano in uno dei saggi del primo volume. Queste vicende contribuiscono a spiegare la natura delle prime indagini storiche del giovane Cassuto, che può essere considerato erede della grande tradizione fiorentina umanistica, l’ebraista che ‒ come scrive Ida Zatelli nel suo contributo ‒ «incarna l’ideale rinascimentale del vir trilinguis sorto nella città che del bell’idioma ci ha fatto dono». Dalle pubblicazione scientifiche di Cassuto traspare lo straordinario compendio di competenze in campo classico e negli studi ebraici e semitici, ma anche la rigorosa impostazione metodologica. Leggendo i contributi del primo tomo si ripercorre il curriculum di Cassuto, a partire dalla formazione culturale, l’ambiente universitario e quello del Collegio rabbinico. Si tratteggia il Cassuto segretario della Comunità ebraica fiorentina e quello, per un breve lasso di tempo, che lo vide ricoprire la cattedra di Rabbino Capo della sua città natale, come ci informa Lionella Viterbo. Nel saggio di Angelo M. Piattelli si rivisitano le prime ricerche bibliche di Cassuto svolte affrontando un percorso psicologico, complesso e travagliato, che lo portò ad abbandonare la carriera rabbinica per dedicarsi completamente alla ricerca e agli studi. Attraverso gli scritti di Alfonso Pacifici, si mette in luce la problematicità affrontata da Cassuto nel condurre studi di critica biblica, pur rimanendo saldamente nel solco della tradizione ebraica. Alla fine del 1932, dopo aver giurato fedeltà al partito fascista, come la maggioranza dei docenti universitari italiani, Cassuto venne chiamato a sostituire Giorgio Levi Della Vida, docente di Ebraico e Lingue Semitiche comparate all’Università di Roma, che coraggiosamente aveva scelto di non giurare. Gabriele Rigano, nel suo studio, mette in risalto la particolarità del percorso intellettuale di Cassuto, caratterizzato dallo spiccato approccio scientifico, ma anche dal dialogo continuo con il mondo circostante, mettendolo in relazione da una parte con quello intrapreso da Giorgio Levi Della Vida, e dall’altra con Israel Zoller (Italo Zolli), suo antico compagno di studi al Collegio rabbinico di Firenze. Tornando alle prime ricerche scientifiche di Cassuto, come ci rivela l’originale saggio di Ariel Rathaus, «sebbene la letteratura ebraica italiana abbia rappresentato per Cassuto un ambito secondario di ricerca, essa ha costituito il suo trampolino di lancio come studioso, coinvolgendolo in un coerente impegno storiografico ed esegetico perdurato negli anni». Egli quindi acquisì notorietà e fama – come sottolinea nel suo testo Bruno Di Porto ‒ dedicandosi alla storia degli ebrei italiani, con completezza di competenze nell’indagine delle fonti italiane ed ebraiche. Dopo alcuni saggi monografici, compose la fondamentale opera sugli ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, apparsa nel 1918, pietra miliare della storiografia ebraica fiorentina. Lo stesso talento che Cassuto mostrò negli studi storici si riscontra altresì nel Cassuto biblista, come illustrato da Alexander Rofé, che nel suo contributo ne rivaluta l’apporto agli studi biblici, analizzando gli scritti dello stesso studioso fiorentino riproposti nel secondo volume. Cassuto dedicò le migliori forze intellettuali per contestare l’ipotesi documentaria, attraverso un’attenta analisi stilistica, lessicale e filologica del testo biblico, sottolineando la peculiarità della mentalità orientale. Inoltre sostenne con rigore ed efficacia l’unità di autore e di composizione della Torà. Mentre però la fortuna dell’opera di Cassuto negli studi storico- letterari sull’ebraismo italiano è tuttora ampiamente riconosciuta, si può affermare che le sue ricerche di critica biblica non hanno avuto pari risonanza, o meglio non hanno ottenuto la medesima unanimità di giudizio. Ai nostri giorni infatti, se possiamo asserire che l’impianto teorico e le conclusioni a cui Cassuto giunse in quel campo sono da considerare parzialmente superati, le obiezioni del biblista fiorentino all’ipotesi documentaria, così come il sistema metodologico impiegato e la ricchezza di fonti portate all’attenzione degli studiosi, costituiscono un dono prezioso alle scienze bibliche. Come per ogni altro biblista ebreo osservante, l’impostazione teorica e metodologica razionale portò anche Cassuto a trovarsi su posizioni scomode e insidiose, derivate dalla tensione fra l’assioma sull’origine divina della Torà e la ricerca scientifica libera da qualsiasi preconcetto. In ogni modo, gli studi biblici di Cassuto vennero recepiti con difficoltà e scetticismo da parte della società ebraica coeva. Incompreso, condannato e bandito da buona parte del mondo ebraico ortodosso, che lo considerò un miscredente, e inoltre biasimato o ignorato da diversi biblisti per le sue posizioni, talvolta considerate persino apologetiche, confessionali o di impianto pseudoscientifico. Tuttavia, i suoi commenti alla Genesi e al libro dell’Esodo vengono tuttora studiati e consultati. Gli interessi scientifici di Cassuto spaziarono anche in altre aree di ricerca considerate apparentemente marginali; ciò nonostante, anche in quei campi il suo contributo si rivelò significativo e pioneristico. Per quanto riguarda il giudeo-italiano, Cassuto indagò testi medievali e rinascimentali, formulando la famosa teoria della koiné linguistica giudeo-italiana di origine centro-meridionale. Tuttavia il suo interesse per il giudeo-italiano fu vivo anche nei confronti delle parlate moderne superstiti dal periodo dei ghetti, come sottolinea Maria Luisa Mayer Modena in questa raccolta di saggi. D’altra parte, nel suo contributo Sandra Debenedetti Stow, non solo sottolinea l’apporto di Cassuto agli studi sul giudeo- italiano, ma fornisce un quadro generale e l’attuale stato degli studi sul giudeo-italiano dalle origini fino al Rinascimento. Ormai pienamente avviato nella carriera universitaria, Cassuto ricoprì incarichi accademici di rilievo ottenendo nomine di primissimo piano. A partire dal 1923 fu corrispondente della prestigiosa Società Colombaria di Firenze, e il 15 luglio 1935 divenne socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei. Per alcuni anni, fino al febbraio 1932, servì da Commissario per la Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze e direttore della Scuola di perfezionamento per bibliotecari e archivisti-paleografi. L’interesse per le indagini archivistiche coltivato ai fini della ricerca storico-filologica sugli ebrei d’Italia e quello più spiccatamente bibliografico, collegato con gli incarichi assunti presso la biblioteca universitaria, suscitarono in Cassuto le curiosità intellettuali che lo portarono a inaugurare un nuovo filone di ricerca: lo studio del libro ebraico manoscritto e a stampa. Da buon catalogatore studiò con particolare attenzione collezioni di incunaboli e manoscritti ebraici di importanti biblioteche fiorentine, per poi dedicarsi con ingegno e perspicacia ai manoscritti della Biblioteca Apostolica Vaticana. Si impegnò, come sottolinea Pierfrancesco Fumagalli nel suo saggio, nello studio storico di tali collezioni, della loro formazione e del loro sviluppo. Le testimonianze storico-letterarie disseminate in manoscritti, antichi testi a stampa ed epigrafi ebraiche costituirono per Cassuto fonti storiografiche, spesso trascurate, ma preziose per gettare nuova luce su capitoli ignoti della storia ebraica medievale. Con il conseguente e costante approfondimento ognuno dei temi ricordati acquisì, nella sua sensibilità di intellettuale, la piena coscienza di disciplina scientifica autonoma. È il caso, ad esempio, delle iscrizioni ebraiche di epoca tardo- romana e medievale dell’Italia meridionale. Nei primi anni Trenta, Cassuto iniziò a occuparsi sistematicamente delle iscrizioni ebraiche rinvenute particolarmente in alcune località della Puglia e della Basilicata, progettando la pubblicazione di un corpus epigrafico tutt’oggi incompiuto. Di questo capitolo poco noto, Giancarlo Lacerenza qui ricostruisce le tappe principali. A seguito della la promulgazione delle leggi antiebraiche Cassuto partì per Eretz Israel, chiamato a insegnare Bibbia all’Università Ebraica di Gerusalemme, come usava dire con un pizzico di superbia, andò a fare il «Maestro di Bibbia nel paese della Bibbia». Con la aliyà si aprì un nuovo e importante capitolo della sua vita, durante il quale, in condizioni economiche spesso disagiate, impostò di nuovo con grande determinazione la propria attività accademica di docente e di ricercatore. Secondo la ricostruzione di Ariel Viterbo, la sua presenza fu determinante nel consolidamento e lo sviluppo del Dipartimento di Bibbia dell’ateneo di Gerusalemme e in generale nella vita culturale del Paese. Con grande entusiasmo Cassuto progettò la redazione di un nuovo commento all’intera Bibbia, opera della quale riuscì a pubblicare solo il commento all’Esodo e parte di quello alla Genesi. Gli anni di Cassuto in Eretz Israel e poi nel neo- Stato di Israele furono decisamente fecondi di ricerche, ma anche di divulgazione scientifica. Chiude la sezione dei saggi la toccante testimonianza di Susanna e David, figli di Nathan Cassuto, Rabbino Capo di Firenze e oculista, figlio di Umberto, deportato ad Auschwitz da cui non fece ritorno. Nel racconto emerge la dimensione umana e sentimentale di Umberto Cassuto, nonno premuroso e attento, che si fece carico di allevare i nipoti rimasti orfani in tenera età, occupandosi personalmente della loro istruzione. Le tragedie familiari fanno da cornice alla narrazione e allo scorrere della vita privata dello studioso, scandita dagli aneddoti, dal rapporto con i parenti e gli amici, dall’affetto e il rispetto per gli studenti.
Pagine Ebraiche, ottobre 2017