Dialogo a Baku
In occasione dell’anniversario dei Trattati di Roma firmati il 25 marzo 1957 insieme ai rappresentanti di sei paesi, Germania Ovest, Francia, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, sulla base dei quali fu istituito la CEE, la delegazione dell’UE in Azerbaijan, in concomitanza con la United Culture, ha istituito la prima edizione del Festival Imagine Euro Tolerance per promuovere i valori del dialogo interculturale e della tolleranza. Al festival hanno partecipato artisti provenienti da tutto il mondo nel campo del cinema, della musica e delle arti. Per l’Italia era presente Francesco Bruni con il suo ultimo film “Tutto quello che vuoi”. Paola Casagrande, una donna vulcanica di Roma che vive a Baku e gestisce un centro per l’organizzazione di eventi, innamorata del nostro progetto ha messo in moto mezzo Azerbaijan per far sì che arrivasse da Israele questo gruppo di 16 persone: 12 giovani attori, Yehuda, io, Mooly e Tslil Landsman, che ci accompagnano dalla nascita di Beresheet LaShalom e hanno realizzato vari servizi televisivi sulle attività educative, trasmessi in Israele e all’estero. Eravamo alloggiati in un grattacielo. Grazie alle ricchezze provenienti dal petrolio, l’Azerbaigian, crocevia di culture sulla via della seta, è in rapido cambiamento e Baku, la capitale, in piena espansione. L’architettura contemporanea si inserisce nel panorama urbano tra la città vecchia islamica, gli edifici in stile europeo del primo boom petrolifero d’inizio Novecento e quelli del periodo sovietico. Di notte tutto scintilla in modo spettacolare da torri e grattacieli si alzano fiamme di luce simbolo dell’Azerbaijan- la terra del fuoco. Le nostre stanze erano al quindicesimo piano, i pasti al ventesimo e le prove dello spettacolo al 22, davanti a un Mar Caspio mozzafiato. Ai giovani attori israeliani si sono aggregati due ragazzi musulmani di Baku (l’intero paese è prevalentemente musulmano), abbiamo ricreato insieme lo spettacolo “Beresheet” danzando e recitando il dolore, la guerra, la violenza e il desiderio potente di un futuro vivibile. Dopo due giorni di lavoro intenso si è svolto lo spettacolo davanti a un pubblico di ambasciatori di tutto il mondo, artisti e gente di culture diverse. Dan Stav, l’Ambasciatore israeliano, ha accolto con emozione i ragazzi che provengono da tutta la Galilea e li ha denominati messaggeri per la pace, veri ambasciatori di una Israele bella e preziosa. All’indomani abbiamo presentato un Master Class di dialogo attraverso le arti: un laboratorio per 70 studenti presso l’Università delle Arti. C’è ancora dolore nell’aria aria e ferite aperte sin dal conflitto con gli Armeni e con i paesi circostanti e immediatamente si è creata una rete di delicati affetti tra i ragazzi.
Dopo le fatiche è giunto il piacere di conoscere gli altri volti dell’Azerbaijan, quelli meno sfolgoranti ma intrisi di storia e tradizione come Quba, la città degli ebrei delle montagne. Pesach Ben Yitzhak, capo della Comunità ebraica, ci ha accolti nella magnifica sinagoga del XVII secolo. Questi ebrei hanno vissuto a lungo tra i musulmani mantenendo la loro unicità e le tradizioni. Ci ha raccontato la storia delle loro origini, del linguaggio “Juhuro”, una miscela di persiano e ebraico.
Ancora una volta abbiamo avuto l’opportunità di portare speranza e suoni di gioia. E ora ci si prepara per le prossime meraviglie.
Angelica Edna Calo Livne
(25 ottobre 2017)