In equilibrio tra scienza e cultura umanistica
Quando, a diciotto anni, mi trasferii in Israele per studiare (per pietà non fatemi dire quanto tempo è passato!), una delle cose che più faticavo a capire era il prestigio sociale che gli israeliani attribuivano allo studio delle materie scientifiche. Per un’italiana abituata a un certa forma mentis che per qualche ragione invece sembrava tenere in maggior conto gli studi umanistici, era un bello shock culturale. Quell’esperienza m’è tornata in mente in queste settimane, mentre in Italia sta tornando l’ennesimo dibattito sulla sproporzione tra i laureati in materie umanistiche rispetto a quelli in materie scientifiche. L’Italia sforna troppi laureati in lettere: lo dice un recente rapporto Ocse, pubblicato a settembre, non è mica un’idea mia. E, ma questa invece è un’idea mia, questa sproporzione potrebbe dipendere anche da fattori culturali. Abitiamo una cultura, di cui il nostro sistema scolastico è un degno riflesso, che fin dall’infanzia ci inculca nel profondo l’idea che la cultura umanistica sia un qualche modo superiore e che apprendere nozioni applicabili al mondo del lavoro sia meno importante: il risultato è una generazione «incatenata a un’educazione che la costringe a desiderare un’esistenza che non può permettersi», come ha scritto Raffaele Ventura nel suo recente saggio Teoria della classe disagiata (minumum fax). Quando qualcuno prova a proporre di cambiare le cose, insomma di incoraggiare attivamente i ragazzi ad iscriversi a facoltà che permettano loro di trovarsi un lavoro, c’è chi protesta: così si svilisce la cultura. Eppure una cosa, cioè il senso pratico, non esclude l’altra, cioè l’amore e la valorizzazione della cultura umanistica. Così, a distanza di anni mi ritrovo a domandarmi se invece l’attitudine israeliana non possa essere un modello cui ispirarsi: è un Paese dove una buona parte dell’economia gira attorno a scienza e tecnologia, ma che ha saputo produrre letterati apprezzati in tutto il mondo e che ha un’invidiabile produzione culturale.
Anna Momigliano