Israele – Kahlon in visita a RamallahEconomia, ponte per la pace
Il ministro delle Finanze israeliano Moshe Kahlon ha incontrato nelle scorse ore il primo ministro palestinese Rami Hamdallah in Cisgiordania per discutere soprattuto di cooperazione economica. Si tratta della seconda visita di Kahlon a Ramallah e il ministro è l’unico rappresentante di alto livello ad essersi recato nella città palestinese in via ufficiale negli ultimi anni. Secondo i media locali (Arutz 2 e Walla!, tra gli altri), l’incontro – a cui hanno partecipato due dirigenti palestinesi, Majd Faraj e Hussein a-Sheikh, ed il coordinatore delle attività militari israeliane nei Territori, il generale Yoav Mordechai – è nato dalle pressioni dell’amministrazione americana che vuole vedere progressi nei rapporti diplomatici tra Israele e palestinesi entro la fine dell’anno. Il governo di Gerusalemme nelle scorse settimane, alla luce del nuovo tentativo di pacificazione tra Fatah (movimento cardine dell’Autorità nazionale palestinese) e il movimento terroristico di Hamas, ha annunciato che fino a che Hamas non rinuncerà alla violenza e non riconoscerà Israele, non tornerà al tavolo dei colloqui di pace. Per questo la visita di Kahlon rappresenta un passo inaspettato.
Important progress last night between Israeli & Palestinian sides led by @RamiHamdalla & @KahlonMoshe & Gen Mordechai of @Cogat_Israel (1/2) pic.twitter.com/VzFVbkBnX1
— Jason D. Greenblatt (@jdgreenblatt45) 30 ottobre 2017
L’inviato speciale degli Stati Uniti per il processo di pace Jason Greenblatt ha scritto in un tweet che con l’incontro tra il ministro delle Finanze israeliano e il premier Hamdallah “sono stati fatti importanti progressi” e “sono stati compiuti passi significativi” in merito alle questioni economiche – gettito fiscale, imposte doganali e investimenti – che sostengono la ricerca della pace.
Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, tra gli argomenti discussi da Kahlon con i vertici palestinesi, oltre al tema della cooperazione economica, c’era la questione degli insediamenti israeliani e la richiesta da parte dell’Autorità nazionale palestinese di togliere il blocco sulla Striscia di Gaza. I palestinesi, riferisce il Jerusalem Post, hanno chiesto che vengano promossi progetti nell’Area C, ovvero nell’area della West Bank sotto il controllo israeliano, e che vengano realizzate le due zone industriali di Jalamah e Tarqumiyah frutto di un accordo precedente tra le due parti.
Fonti israeliane citate da Haaretz sostengono che Greenblatt vorrebbe presentare dei risultati al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ma a causa della difficoltà sul fronte diplomatico, spingerebbe perché si seguisse il percorso della collaborazione economica. In ogni caso, un alto funzionario della Casa Bianca ha spiegato domenica che, nonostante i colloqui, Trump ha ripetutamente sottolineato che la pace tra Israele e i palestinesi potrà essere raggiunta solo attraverso negoziati diretti e che gli Stati Uniti continueranno a cooperare strettamente con le due parti per raggiungere tale obiettivo. “Nessun accordo sarà imposto a israeliani e palestinesi. Siamo impegnati ad andare avanti con questo accordo (quello economico) perché migliorerà le condizioni per entrambe le parti”, ha detto il funzionario della Casa Bianca citato da Yedioth Ahronoth. Intanto alla Casa Bianca è tornato, dopo la visita ufficiale in Arabia Saudita, Jared Kushner, genero del presidente e incaricato da Trump per il rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi. Secondo Politico – affidabile sito di informazione americano – l’amministrazione Trump sta seguendo l’annunciata strategia di cercare di attirare alcuni leader arabi affinché svolgano un ruolo nella pace in Medio Oriente. “Jared è sempre stato spinto a cercare di risolvere la controversia israelo-palestinese – ha detto a Politico l’investitore immobiliare Tom Barrack, amico di lunga data di Trump e suo confidente – La chiave per risolvere la controversia è l’Egitto. E la chiave per l’Egitto sono Abu Dhabi e Arabia Saudita”. Da qui la visita di Kushner, accompagnato tra gli altri da Greenblatt.
Domenica sera, invece, il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas, parlando con un gruppo di ex parlamentari israeliani nella sua sede centrale di Ramallah, ha affermato che: “Gli americani gli hanno assicurato che annunceranno presto il loro sostegno per una soluzione a due Stati” (Haaretz). Secondo quanto riferito, Abbas avrebbe detto agli ex membri della Knesset che se il suo partito – Fatah – dovesse formare un governo di unità con Hamas, non nominerà funzionari di Hamas che non riconoscono pubblicamente Israele. In merito non ci sono state conferme ufficiali da parte di Ramallah che attende di vedere cosa accadrà il Primo dicembre: è questa la data fissata nell’accordo di riconciliazione tra Hamas e Fatah in cui il governo dell’Autorità palestinese dovrebbe riprendere il controllo civile di Gaza.
Daniel Reichel