Pagine Ebraiche – Capolavori depredati, Bonn e Berna fanno luce
“Gurlitt: Status Report”, un titolo che accomuna due mostre straordinarie, aperte quasi in contemporanea. Due esposizioni fortemente volute da due grandi musei europei che molto hanno lavorato per organizzarle, sostenuti dai rispettivi governi. Due Paesi che hanno deciso di collaborare su un argomento difficile.
Dal 2 novembre il Kunstmuseum di Berna con “Degenerate Art – confiscated and sold” (“Arte degenerata – confiscata e venduta”) e dal giorno successivo la Bundeskunsthalle di Bonn con Nazi Art Theft and its Consequences (“Il furto d’arte per mano nazista e le sue conseguenze”) mostrano per la prima volta al pubblico opere d’arte tenute nascoste per decenni.
E mentre a Berna il focus è sull’arte considerata “degenerata”, con una mostra curata da Nina Zimmer e Matthias Frehner con l’aiuto di Georg Kreis, a Bonn il percorso espositivo, curato da Rein Wolfs e Agnieszka Lulinska, parte dalle opere d’arte rubate durante le persecuzioni naziste e da quelle la cui provenienza ancora non è stata chiarita per fare luce sul destino dei perseguitati, principalmente collezionisti o anche mercanti d’arte ebrei, in contrapposizione con le storie individuali dei persecutori nazisti.
È la prima volta che viene mostrato al pubblico il tesoro conservato per decenni da Cornelius Gurlitt in un vecchio appartamento di Monaco di Baviera, dove era stato sequestrato a fine febbraio 2012. Un patrimonio incredibile, buona parte del quale era creduto perduto, e a cui la polizia è arrivata solo dopo che nel 2010, durante un controllo casuale effettuato su un treno su cui viaggiava di ritorno dalla Svizzera, erano state trovate addosso a Gurlitt, già quasi ottantenne, diverse migliaia di euro.
Nella casa di Schwabing, quartiere residenziale della città, tra montagne di immondizia, era nascosta una collezione di capolavori: da Picasso a Matisse, da Beck a Chagall, da Monet a Otto Dix. Opere nascoste per mezzo secolo, cui se ne sono in seguito andate ad aggiungere altre, quadri, disegni e sculture recuperati in una casa a Salisburgo, in Austria, anch’esse ereditate dal padre, Hildebrand, che era stato uno dei mercanti d’arte più famosi della Germania nazista. Un personaggio controverso, che alla fine della guerra aveva dichiarato che il suo tesoro di opere d’arte era andato distrutto durante il bombardamento di Dresda. Le opere, sottratte agli ebrei, acquistate al ribasso, o sequestrate nei musei come “arte degenerata” erano invece ancora in suo possesso. Ma quando gli americani lo avevano interrogato si era definito “un mezzosangue che non ha mai collaborato con il regime”. Affermazione solo parzialmente vera: effettivamente aveva dovuto lasciare la direzione del König Albert museum di Zwickau – che già gli era stata contestata quando aveva ripetutamente esposto artisti contemporanei – perché i nazisti avevano scoperto che la sua nonna paterna era ebrea (era una Lewald di Königsberg). Ma aveva poi lavorato ad Amburgo, e poi ricevuto un’offerta dal ministro della Propaganda del Terzo Reich. Göbbels gli aveva proposto di usare la sua rete di contatti per vendere le opere di quell’arte contemporanea che Hitler considerava “degenerata”. Degenerata, ma capace di fruttare enormi somme di denaro. Hildebrand Gurlitt si era messo a viaggiare per trovare “arte degenerata” da vendere, e contemporaneamente procurarsi capolavori per il museo che il Führer voleva costruire a Linz. Di fatto, come dimostrano molti documenti, divenne coordinatore dei furti agli ebrei e agli oppositori del regime, accantonando una fortuna, e raccogliendo opere per sé. Alla fine della guerra, dopo aver convinto le autorità americane e tedesche che buona parte delle tele in suo possesso erano andate distrutte, era riuscito anche a farsi riconoscere come “vittima del nazismo”, e a farsi rendere le oltre cento opere che gli erano state sequestrate. Aveva così continuato a fare il mercante d’arte fino alla morte, avvenuta per un incidente d’auto nel 1956. Cornelius, al contrario, aveva dichiarato di non aver mai comprato nulla, e di essersi limitato a salvare la collezione, come già aveva aiutato a fare da ragazzo, prima del bombardamento di Dresda, quando i quadri erano stati portati prima in una fattoria fuori città e poi nel sud della Germania. Sconvolto dal sequestro delle opere in mezzo a cui era cresciuto, Cornelius Gurlitt ha sempre sostenuto che i quadri erano stati acquisiti dal padre legalmente, e combattuto per farsi rendere l’immensa collezione. Cosa che aveva ottenuto poco prima di morire, in cambio della sua collaborazione con la task force che doveva trovare i legittimi proprietari dei quadri, o i loro eredi, e la disponibilità e renderli ai legittimi proprietari. Alla sua morte, nel 2014, si scoprì che aveva fatto testamento, lasciando tutta la collezione al Kunstmuseum di Berna che, dopo aver vinto alcune battaglie legali, si è ancora preso sei mesi di tempo per decidere se accettare un lascito carico di conseguenze complesse da gestire, come le lunghe e costose cause di restituzione. È stato necessario un accordo tra Stato federale tedesco, Baviera e Svizzera per trovare una soluzione accettabile: Christoph Schäublin, direttore del museo di Berna, ha dichiarato di accettare l’eredità, ma specificando che “nessuna opera d’arte razziata varcherà la soglia del museo o toccherà il suolo elvetico”. È la Germania che deve farsi carico delle ricerche sulla provenienza delle opere e dei relativi costi e mentre le opere riconosciute come razziate verranno restituite, le altre potranno essere esposte a Berna e prestate ad altri musei. E nonostante siano passati più di settant’anni, la Germania ancora non ha una legge sulla restituzione di ciò che fu sottratto durante il nazismo.
Ada Treves twitter @ada3ves, Pagine Ebraiche Novembre 2017
Opere nelle immagini:
1. August Macke, Nel giardino del castello di Oberhofen, 1914 Acquarello su carta – Kunstmuseum Bern, Lascito Cornelius Gurlitt, 2014.
2. Emil Nolde, Paesaggio con le nuvole – Acquarello su carta giapponese – Kunstmuseum Bern, Lascito Cornelius Gurlitt, 2014
3. A sinistra: Otto Dix, Leonie, 1923 – Litografia a colori su carta. A destra: Otto Dix, Il soldato del reggimento di fanteria – Pastelli e gesso nero su carta da pacchi. Entrambe le opere al Kunstmuseum Bern, Lascito Cornelius Gurlitt, 2014
—