…Balfour

Il 2 novembre 1917 il governo inglese discusse e approvò il testo di quella che passerà alla storia come la Dichiarazione Balfour, una lettera indirizzata dal ministro degli esteri a Lord Rothschild. Ecco il testo, sul quale vale la pena riflettere:
«His Majesty’s Government view with favour the establishment in Palestine of a national home for the Jewish people, and will use their best endeavours to facilitate the achievement of this object, it being clearly understood that nothing shall be done which may prejudice the civil and religious rights of existing non-Jews communities in Palestine, or the rights and political status enjoyed by Jews in any other country.»
Un testo che ha determinato per il mondo ebraico una vera e propria svolta, una spinta definitiva all’affermazione della dinamica nazionale i cui elementi costitutivi principali mi sembra si possano così riassumere:
1) La rinascita dell’ebraico come lingua viva, che con il progressivo rafforzarsi dell’insediamento ebraico in Palestina (Yishùv) e con la successiva nascita dello Stato d’Israele ha permesso di dare vita a una nuova, moderna letteratura ebraica.
2) La creazione di nuovi movimenti giovanili pionieristici, con un recupero della dimensione “fisica” dell’ebreo in polemica anti-diasporica: contro l’immagine dell’ebreo del ghetto, piccolo straccivendolo indifeso o studioso dei testi sacri, prende vita la figura del giovane ebreo contadino e combattente, l’uomo nuovo che direttamente prende in mano il proprio destino.
3) La nascita, dopo duemila anni, di una politica degli ebrei, che da molti viene percepita come un «ritorno nella storia», dopo duemila anni di diaspora.
4) Il rifiuto – soprattutto in Europa orientale – del modello di emancipazione borghese e liberale che aveva caratterizzato la rapida parabola assimilazionista dell’ebraismo occidentale nel corso dell’Ottocento.
5) Nell’evoluzione legata alle vicende politiche e militari della seconda metà del Novecento, la nascita di nuove correnti di sionismo messianico, la prospettiva possibile di uno stato «teocratico», quello stesso che Herzl escludeva nel suo saggio teorico fondativo del sionismo politico.
Un percorso che apparentemente si chiude con la negazione delle proprie stesse premesse, ma anche e comunque un movimento che ha determinato mutamenti epocali nella storia di un popolo.

Gadi Luzzatto Voghera, storico