La visita del segretario PD:
“Meis, patrimonio italiano”

“Sono proprio curioso di vedere questa struttura!”. Sono passate da poco le 18, quando Matteo Renzi si presenta sull’uscio del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS di Ferrara. E da lì inizia il suo breve ma intenso tour di esplorazione del Museo, con alcuni ciceroni d’eccezione: il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, la direttrice del MEIS, Simonetta Della Seta, e il rabbino capo rav Luciano Caro.
Atteso in Via Piangipane da una folta schiera di giornalisti, fotografi e supporter (mentre i contestatori erano stati tenuti a distanza dalle forze dell’ordine), Renzi è stato condotto innanzitutto davanti al plastico che mostra quale volto avrà il Museo, una volta completato. Proprio lì, Franceschini ha chiarito che “con l’inaugurazione del 13 dicembre si concretizzerà un importante passo avanti nel progetto, avviato ormai quindici anni fa e sul quale il governo, compreso quello di Renzi, ha investito complessivamente 47 milioni di euro. A tagliare il nastro della mostra sui primi mille anni di presenza ebraica in Italia – ha poi annunciato ufficialmente – sarà il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”.
“Ma perché proprio qui?” – ha chiesto Renzi, innescando il racconto della direttrice Della Seta e di rav Caro, che hanno spiegato quanto Ferrara sia strettamente innervata di ebraismo e sia perciò stata individuata come sede ideale del nuovo MEIS. Che, come ha illustrato Tagliani, “è una grande iniziativa della città e del governo, un esempio significativo di buona amministrazione, grazie a un sistema di sinergie e progettualità che ha funzionato perfettamente. Ed è pure un bell’esempio di riqualificazione, se si considerano i 18 milioni di euro stanziati per il ‘rammendo urbano’ di questa zona, seguendo l’intuizione di Renzo Piano”.
Come ha ricordato il ministro, “il MEIS rappresenta una vicenda positiva, a partire dalla proposta di legge che avanzai nel 2003 e che fu votata unanimemente dal Parlamento, fino al finanziamento integrale con il governo Renzi (il quale ha scherzato: “Ecco perché Franceschini ogni volta mi prendeva i soldi e mi diceva “mi servono”!). Senza contare che, nel frattempo, è migliorata l’intuizione iniziale del Museo, che ora potrà finalmente divulgare una storia poco conosciuta”.
In effetti, davanti alla narrazione di Simonetta Della Seta, che nei pochi minuti a disposizione ha fatto emergere la ricchezza dell’esperienza ebraica in Italia e a Ferrara, il Segretario del PD non ha potuto trattenere la domanda: “Ma perché queste vicende non sono ancora un nostro patrimonio storico?”. Un dubbio che ha offerto alla direttrice l’occasione di rimarcare la necessità di un Museo dedicato “non solo alla memoria, ma soprattutto a trasmettere vita e conoscenza, a informare il pubblico – italiano e internazionale – su come il retaggio ebraico italiano sia parte integrante della storia e della cultura del Paese.
Quando la parola è definitivamente passata a lui, Renzi si è detto “molto felice di trovarsi nel luogo dove il nostro governo ha messo in campo delle risorse e dove stanno arrivando investimenti per le periferie, con il collegamento tra questa area e quella dello stadio. Solo non vorrei che il Sindaco si allargasse e ipotecasse la prossima partita casalinga della Spal (visto che è contro la Fiorentina, ndr)!”.
Nel suo intervento, Renzi non ha potuto aggirare l’insidioso argomento banche, su cui si era già soffermato sul treno di “Destinazione Italia”, nella tratta Rovigo-Ferrara, confrontandosi con una piccola ma agguerrita delegazione di risparmiatori azzerati della Carife: “Siamo orgogliosi della bellezza e della straordinaria forza di attrazione di Ferrara, che il MEIS incrementerà, ma siamo anche consapevoli della crisi della banca locale, una delle quattro inserite nel percorso di bail-in. Le banche vanno riformate e il loro perverso rapporto con la politica va troncato. Mancano ancora la piena individuazione dei responsabili e un fondo di ristoro per gli azionisti e per una parte residua degli obbligazionisti. È il risultato a cui puntiamo, perché noi siamo dalla parte dei cittadini e rivendichiamo ciò che abbiamo fatto finora”.
Archiviato (per ora) il capitolo banche, Renzi è tornato a concentrarsi sul senso del suo blitz al MEIS: “Vuole essere un omaggio del PD alla storia dell’ebraismo in Italia, che è stata nei secoli, ed è tuttora, un punto di riferimento fondamentale. Un po’ come dissi alla Knesset, nel 2015, sottolineando che Israele non ha solo il diritto, ma anche e soprattutto il dovere di esistere. Ora che la superficialità si taglia a fette, la politica ha il dovere civile e morale di ribadire certi principi di fondo. Se qualcuno ironizza su Anna Frank (il riferimento è al recente gesto di spregio degli ultrà della Lazio, ndr), bisogna ribadire con forza un ‘grazie’ agli ebrei che hanno scelto di vivere nel nostro Paese. A loro va il pieno, grande e straordinario abbraccio di tutti gli italiani di buona volontà. Grazie per ciò che fate e per ciò che siete”.

Daniela Modonesi

(10 novembre 2017)

(10 novembre 2017)