Franco Segre, 80 anni di impegno
Da più di cinquant’anni attento studioso di storia e vicende ebraiche, oltre che Consigliere della Comunità, Franco Segre ha festeggiato gli ottanta anni di vita con il volume Questa Legge non è in cielo (ottobre 2017, Zamorani) presentato ieri nelle sale comunitarie.
Il volume è una selezione di schede tratte dalle lezioni del corso di avvicinamento alla cultura ebraica che Segre svolge da più di un decennio. Un corso che ha tra i suoi scopi quello di offrire ad ebrei e non una panoramica sui più svariati aspetti della cultura e della tradizione ebraica, in un’ottica concreta di avvicinamento. Il volume appena pubblicato si pone quindi in continuità con le lezioni, anzi ne aumenta la potenziale portata divulgativa. L’organizzazione del corpus, nonché l’idea stessa di rendere omaggio al lavoro di Segre, nasce all’interno del Gruppo di Studi Ebraici, poi patrocinato dalla stessa Comunità e sostenuto dalla Fondazione De Levy e dall’Amicizia Ebraico Cristiana, dove Franco Segre tutt’ora riveste un ruolo nel direttivo.
Un’occasione importante che ha visto riunite molte realtà sia interne sia esterne alla Comunità ebraica torinese. A spiegare le origini del progetto è Tullio Levi, presidente del Gruppo di Studi Ebraici, che ha definito l’approccio di Franco alla vita e agli studi “razionale e tradizionale”. Un binomio che ha permesso di divulgare a molti lo sconfinato universo della cultura, della storia e del pensiero ebraico. I saluti arrivano anche da Dario Disegni, presidente della Comunità, che ha sottolineato come gli ultimi cinquant’anni di questa comunità si siano intrecciati con la vita di Franco Segre: “Una vita ebraica impegnata”. Auguri e saluti anche da parte di Lucia Cellino, in rappresentanza dell’Unitre di Torino, dove attualmente Segre insegna, da Anna Vitale per l’Archivio Terracini di cui fu fondatore e poi di Maria Ludovica Chiambretto dell’Amicizia Ebraico Cristiana.
Parole intense quelle che sono giunte in una lettera inviata da rav Eliahu Birnbaum, ex rabbino capo della Comunità di Torino: “Vediamo in te la figura dell’ebreo ideale: uomo conoscitore della vita oltre che dell’ebraismo, che studia la Torah ed è in grado di insegnarla. Studioso e docente che riesce ad aprire le porte sia verso l’interno del mondo comunitario si averso l’esterno grazie a un altissimo grado intellettuale. Questo volume trasforma la tua Torah orale in quella scritta”.
A commentare il contenuto del volume è poi rav Ariel Di Porto, attuale rabbino capo, accanto a Stefano Levi della Torre, accademico e saggista, nonché autore dell’immagine di copertina del volume e di una collocata al suo interno. Rav Di Porto, in continuità con le parole di Rav Birnbaum, ribadisce come l’incontro stesso tra la Torah e l’individuo porti a produrre una Torah propria e poi si sofferma sul carattere divulgativo del volume: “È tratto da quelli che lo stesso autore ha definito solamente appunti, ma è proprio questo il punto di forza perché rende il contenuto agevole nella consultazione, chiaro ma mai semplificatole”. “Bello da vedere, buono per il nutrimento, utile per la mente” questa la descrizione di Stefano Levi Della Torre. “Libro pregevole anche in quanto non organico, che punta all’infinitezza e all’apertura, da cui emerge un’immagine dell’ebraismo molto reale e molto viva. Un libro che ci introduce alla complessità, ma in modo enciclopedico”.
Alice Fubini
(14 novembre 2017)