Il rav e Livorno

polaccoIl rapporto tra rav Laras zl e Livorno è rimasto sempre, vicendevolmente, in essere e di questa Comunità, come ricordava lui peraltro quella di origine della sua famiglia. Ebbi modo di parlarne incontrandolo a Milano pochi mesi or sono.
Vi arrivò giovane rabbino, nel 1968, rilevando la cattedra che era stata di mio padre, rav Bruno Polacco zl, scomparso a metà 1967: lo ricordo quindi come suo successore, come Maestro, come vicino di casa che un sabato, ancora bambino, andai a interpellare perchè “nella Torà,in Bereshith, c’è un errore” o comunque qualcosa che non torna.
“A posto siamo…”, mi rispose sorridendo, spiegandomi poi quello che, in apparenza, pareva realmente qualcosa che non quadrava.
Potrà sorprendere qualcuno che non avesse avuto modo di conoscerlo bene, ma rav Laras era dotato di fine ironia e gusto della battuta, doti declinate ovviamente con il suo stile sobrio e che resistettero anche quando, recandoci a Pisa per un funerale, insieme allo storico presidente della Comunità di Livorno Renzo Cabib zl, venimmo trattenuti per quasi un’ora dalle forze dell’ordine che si chiedevano cosa andassimo a fare al cimitero ebraico “armati” di trapano, cacciavite e martello, cautelativamente portati.
Anche nei contrasti, tipici in ogni Comunità e inevitabili anche per un rabbino, non perdeva il suo stile e riuscì così a darmi, in un’occasione, del “rivoluzionario” con tanta eleganza e genuinità che non potei trovarvi niente di “ostile”.
Piccoli episodi, tra i molti, che certamente non ambiscono a tratteggiare il suo operato livornese, gli studi compiuti e l’operato quale Maestro che, sin dalla sua collaborazione con il vescovo Ablondi, si adoperò anche nel dialogo, condotto senza cedimenti.
Sono certo che l’ebraismo livornese e la città, nella quale ancora tanti lo ricordano apprezzandolo, saprà degnamente onorarlo.
Buon viaggio, quindi, rav Laras, verso quella che un suo grande precedessore a Livorno, rav Samuele Colombo zl, ha descritto come “un’ascensione dell’anima in regione superiore”. Poiché la morte “è un tornare al Cielo, è un legarsi sempre più al vincolo naturale della vita”.

Gadi Polacco

(16 novembre 2017)