Qui Roma – Israele-Italia, quale futuro
È iniziato con un minuto di silenzio in memoria di Rav Giuseppe Laras l’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio a Roma, nella sala conferenze dell’agenzia di stampa Adnkronos, dal titolo “Le politiche del governo italiano nei confronti di Israele”. Il simposio ha visto dibattere il sottosegretario agli affari esteri Benedetto Della Vedova, lo psicoanalista e assessore alla cultura dell’UCEI David Meghnagi, il direttore di Radio Radicale Alessio Falconio, su tematiche come le recenti e contestate risoluzioni dell’Unesco, il dossier Iran, le politiche dell’Unione Europea nei confronti di Israele. Temi tratteggiati da Alessandro Litta Modignani, presidente dell’Unione delle Associazioni pro Israele (UDAI), che ha introdotto l’evento. A presiedere Flaminia Sabatello, presidente dell’Associazione Romana Amici d’Israele, che ha organizzato l’evento.
“Quello che dobbiamo fare in questo momento come uomini di cultura è combattere i luoghi comuni, aiutando la politica a riappropriarsi delle competenze che non ha più”, ha detto Meghnagi. “Stiamo vivendo un momento tragico per la storia d’Italia e d’Europa. È stato costruito, negli ultimi decenni, uno stereotipo anti-israeliano, a cui aderiscono parte delle élite europee, tentate di abbandonare Israele. Stereotipi partiti dall’estrema sinistra, e che hanno conquistato ampie parti della società. Siamo di fronte a un cedimento morale, che inquina il linguaggio e diffonde luoghi comuni.”
“Quello che Meghnagi dice rispetto agli stereotipi anti-israeliani, avviene anche, per esempio, nei confronti dell’Unione europea”, ha detto Della Vedova. “Se un politico in Italia può dire che la Commissione Europea ha fatto peggio dei panzer nazisti… questo tipo di costruzione di stereotipi totalmente infondati, è un pericolo per la Ue e dentro la Ue. Tanto più se osserviamo fenomeni come questi nuovi etno-nazionalismi, rappresentati dalla marcia in Polonia di qualche giorno fa.”
“Sull’accordo con l’Iran, bisogna sicuramente essere prudenti”, ha continuato Della Vedova. “E non sono certo sia stato un grave errore. Io continuo a pensare, da multilateralista convinto, che quell’accordo andava fatto. Ma comunque un conto è avere delle plausibili remore su quell’accordo, un conto è dire, come sostiene Trump, che adesso dobbiamo improvvisamente e completamente uscirne. Faremmo molto peggio.
Io credo che essere pro-Israele consiste nel sentirsi parte di Israele. Siamo la stessa cosa. E se fossi animatore di una associazione pro-Israele, alternerei la discussione su questi temi, al racconto di ciò che è Israele nella realtà. Un Paese straordinario in termini di tecnologia, start-up, eccellenze. Evitiamo di farci dare un ruolo, di pensare che occuparsi di Israele significhi occuparsi solo di Palestina o Iran. Bisognerebbe potenziare sempre più quanto già facciamo in termini di cooperazione scientifica ed economica, tra Israele e Italia.”
mdp