Società – L’effetto Weinstein svela le ombre di Tariq Ramadan
Harvey Weinstein sta assistendo in queste ore a uno spettacolo tragico e grandioso: le sue molestie sessuali producono lo sgretolamento della carriera ma anche conseguenze planetarie sulle vicende più disparate, dai cinepanettoni italiani all’Islam di Francia. La campagna nata come #balancetonporc («denuncia il tuo maiale») su Twitter coinvolge anche Tariq Ramadan, il più controverso e celebre intellettuale islamico d’Europa. Ramadan è oggetto di denunce in Francia e Svizzera, accusato di violenze sessuali e di comportamenti degradanti descritti con particolari univoci da molte donne. Lui controquerela, ma la credibilità di musulmano sposato, rigorista e pudico è già in frantumi. Si apre allora un’altra questione: chi ha protetto Ramadan in tutti questi anni? Chi, accecato dall’ideologia, lo ha sempre trattato da interlocutore rispettabile? Il settimanale satirico Charlie Hebdo mette in copertina Edwy Plenel, ex guida di Le Monde e poi fondatore di Mediapart, con i baffi che gli tappano occhi, bocca e orecchie. In Francia, il caso Weinstein diventa così il caso Ramadan che diventa il caso Plenel. Si scontrano con toni violenti «due sinistre irriducibili», secondo l’espressione dell’ex premier Manuel Valls: da un lato quella che difende in modo intransigente la laicità e vede in Ramadan un predicatore ambiguo, mellifluo sulle tv europee ed estremista quando parla in arabo ai correligionari; dall’altra la sinistra radicale, «islamo-gauchista» la chiamano i suoi detrattori, che vede nei musulmani i nuovi proletari sfruttati e in Ramadan la vittima simbolo dell’«islamofobia». La sinistra di Valls cerca di separare i musulmani dai loro peggiori rappresentanti alla Ramadan. La sinistra di Plenel invece considera gli attacchi a Ramadan come parte di una generale «guerra ai musulmani». Ai quali, in questo modo, forse non rende un grande servizio.
Stefano Montefiori, Corriere della Sera, 16 novembre 2017