empatia…
È tempo che si aprano le arrubòt hanichum, le cateratte del cordoglio, ma anche tempo che si aprano le arrubòt hamechilà, le cateratte del perdono.
In molte comunità al momento della sepoltura la Chevrà Kadishà, i presenti, i membri della famiglia e gli amici chiedono mechilà, perdono, al defunto per le eventuali offese che ognuno di loro ha potuto arrecargli in nome del proprio ruolo o della propria relazione con lui.
Dopo questa richiesta si augura a chi lascia questa vita di andare via in pace, beshalom, e di riposare in pace, beshalom, e che ci sia pace e vita serena per la famiglia in lutto, i presenti e per tutto il popolo ebraico.
È tempo che si aprano le arrubòt hanichum, le cateratte del cordoglio, ma anche tempo che si aprano le arrubòt hamchilà, le cateratte del perdono.
Un grande Maestro dell’ebraismo italiano ci ha lasciati ed a noi resta il dovere delle scuse e di dare un senso ai suoi insegnamenti.
Le scuse per le voci infondate, per i soffi di corridoio, per i sussurri poco lodevoli che sono stati lanciati nell’aria ebraica italiana ed israeliana rispetto al ruolo ed al lavoro del Maestro e dell’Av Bet Din.
Da oggi poco importa chi abbia soffiato il falso soffio, importa che si aprano le arrubòt hamechilà, le cateratte del perdono.
Importa che il più grande insegnamento di Rav Yosef Chaiim ben Milka uShemuel Laras zzl non scompaia e non vada via dalle stanze dell’ebraismo italiano e internazionale: l’insegnamento dell’empatia.
Quella straordinaria qualità che anni di studio e di yeshivà non possono trasmettere e che si impara solo dall’esempio di vita, “dalla polvere dei piedi dei maestri”. (Pirkè Avot 1,4)
Quella straordinaria qualità tutta umana che fa in modo che il Maestro inviti a pranzo un suo studente dopo che ha passato l’esame di maskil e che, lo stesso Maestro nel ruolo di Av Bet Din, Presidente del tribunale rabbinico, si preoccupi che i candidati al ghiur, in attesa di esame, abbiano qualcosa da mangiare, quando l’ora del Bet Din ha sforato il pomeriggio.
Piccoli, piccolissimi gesti, che solo un grande uomo può compiere.
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
(17 novembre 2017)