Golan siriano, l’aiuto di Israele

Screen Shot 2017-11-21 at 10.52.28Nel luglio scorso il governo ha fornito qualche numero ufficiale alla stampa: 360 tonnellate di cibo, 450mila litri di benzina e 50 tonnellate di indumenti che sono andati alla popolazione civile, insieme a ingenti quantità di antidolorifici, anestetici e medicine di base per il diabete e l’asma. Senza contare le molteplici operazioni di soccorso per i feriti – oltre 3mila, di cui molti bambini – ricoverati e curati negli ospedali israeliani e quindi rimandati in patria in segreto per evitare ripercussioni.
Numeri dell’operazione “Buon vicinato” condotta da Israele nei confronti della cittadinanza siriana residente nei pressi del confine e duramente colpita dal sanguinoso conflitto degli ultimi anni. Una serie di iniziative mirate che stanno dando risultati significativi ma di cui troppo poco si parla.
Se ne è discusso ieri a Roma, al Circolo Montecitorio, nel corso dell’evento “Al di là dell’odio” promosso dalla dirigenza della locale Associazione Medica Ebraica. E in particolare da Giuseppe Badia e Diana Coen, che hanno aperto un approfondimento sui temi salienti di questo impegno cui hanno preso parte tra gli altri l’addetto agli affari pubblici dell’ambasciata israeliana Rafael Erdreich e la viceambasciatrice Ofra Farhi.
Assistenza medica, assistenza logistica, fornitura di materiale infrastrutturale: queste, come ha spiegato Fahri nel suo intervento, le tre principali direttrici dell’operazione. Mentre prima di lei Erdreich aveva illustrato le principali criticità della regione, tra primavere arabe non sbocciate e nuovi e vecchi fondamentalismi in auge. Ad intervenire, tra gli altri, anche la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello e Foad Aodi, presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia.

(21 novembre 2017)