Ticketless – Dalla cronaca nera

alberto cavaglionTorino nasconde i suoi scorci più suggestivi. Chissà perché. S’imbocca via Garibaldi da piazza Castello, lato sinistro. S’infila un vicoletto. I lavori di un recente restauro hanno restituito al suo splendore una delle prime sale cinematografiche italiane. Oggi la sala appartiene al Centro Sereno Regis ed è dedicata a Gabriella Poli, capocronista della “Stampa”, deceduta cinque anni fa. Con Giorgio Calcagno aveva scritto una delle prime monografie su Primo Levi (Echi di una voce perduta, Mursia). Che i primi elzeviri poi raccolti ne L’altrui mestiere passassero al vaglio della “Signorina Poli” è cosa nota. Pochi sanno che grazie ad un suo generoso lascito oggi, alla memoria dell’autore di Se questo è un uomo, è dedicato un parco in Israele. Socialista, partigiana, esordì all’”Avanti!”, poi seppe vincere le resistenze dell’arcigno Giulio Debenedetti, che non voleva donne in redazione. Dalla “bianca” (ospedali, scuole) passerà alla cronaca “nera” sotto la direzione di Arrigo Levi. Coordinava un team di capitani coraggiosi che la settimana scorsa hanno evocato commossi le gesta del loro boss. Altri tempi, altre regole del giornalismo.
Ne ricordo una, di queste regole, perché penso che possa servire anche agli storici. In pagina, ai tempi della Poli, andava la testimonianza soltanto di chi aveva il coraggio di fare denuncia con il proprio nome. Sempre più spesso, in televisione ma anche in ambiziose ricerche di storia contemporanea, per esempio sugli episodi più oscuri della Resistenza, sarà capitato a molti di trovare la fastidiosa frase rituale in cui l’autore ci dice di aver attinto a fonti orali, ma si nasconde dietro l’anonimato di informatori che “preferiscono non venga fatto il loro nome”. Così non va bene, avrebbe detto la “signorina Poli”, rispedendo il pezzo al mittente.

Alberto Cavaglion