La presentazione del libro
“Rav Toaff, impronta livornese”
“Il Tirreno, all’epoca Il Telegrafo, fu un giornale fascistissimo. Il palazzo in cui ci troviamo fu proprietà della famiglia Ciano, mentre la linea della testata fu di entusiastica adesione al regime. Anche per questo sono orgoglioso di ospitare quest’evento, in questo luogo così significativo. Un riconoscimento a un grande livornese cui siamo tutti grati”.
È il padrone di casa, il direttore del Tirreno Luigi Vicinanza, ad accogliere il folto pubblico che assiste alla prima presentazione della nuova edizione del celeberrimo libro del rav Elio Toaff, “Perfidi giudei, fratelli maggiori”. Non più con Mondadori, ma con il Mulino. E con in aggiunta, rispetto al 1987, anno della prima edizione, una introduzione del demografo Sergio Della Pergola; una lettera inedita del rav, scritta nel 1945 al fratello Renzo (che si trovava nell’allora Palestina mandataria, il futuro Stato di Israele); il discorso di commiato nel Tempio Maggiore di Roma del 2001; un ricordo dell’allievo rav Gianfranco Di Segni, oggi coordinatore del Collegio Rabbinico Italiano e una testimonianza dei figli Daniel, Miriam e Ariel che ricostruisce gli anni dal 1987 al 2001.
“Rav Toaff fu un uomo dalla schiena dritta, aperto al dialogo ma solido nei suoi principi e nei suoi convincimenti. E non fu soltanto uomo del dialogo, ma anche colui che restituì dignità e consapevolezza agli ebrei italiani dopo la ferita delle Leggi Razziste del 1938. Rav Toaff fu uno tzaddik, un Giusto” sottolinea il presidente della Comunità ebraica livornese Vittorio Mosseri.
Ha poi osservato Gadi Polacco, tra gli organizzatori dell’evento con il Benè Berith locale: “Il rav Toaff non ha mai dimenticato la sua città, che sempre portava nel cuore. L’auspicio è che anche attraverso questa iniziativa si apra un percorso di riscoperta, finalizzato un giorno alla realizzazione di un nuovo volume dedicato ai suoi insegnamenti e alle sue lezioni. C’è tanto materiale sparso da raccogliere”.
Mentre Francesco Belais, assessore alla Cultura del Comune, si è detto pronto a sostenere il progetto di intitolazione di un luogo significativo della città al rav Toaff. Anche se, ha messo le mani avanti, “non sarà semplice”. E questo perché, a suo dire, “non esistono al momento spazi disponibili”. Un vero peccato, visto che la mozione per dedicargli una strada, su proposta di un consigliere della Lista Civica Città Diversa, è stata la prima in Italia ad essere approvata (tra l’altro all’unanimità).
Fabrizio Franceschini, docente all’Università di Pisa, ha rievocato la presentazione del 1987 presso la Mondadori di Milano alla presenza tra gli altri di Giulio Andreotti, Miriam Mafai e Arrigo Levi. Per poi evidenziare un aspetto che chiaramente emerge nel libro: la capacità dialogica del rav non è laterale rispetto a un approccio interno al mondo ebraico che apre questa via al confronto. “In questo libro è prezioso lo sforzo che vi è nell’unificare due figure: l’uomo del dialogo in piena luce, ma anche il maestro e il decisore nell’ombra. È da qua che tutto inizia” ha spiegato Franceschini.
Per Della Pergola, che ha avuto il privilegio di conoscerlo nella sfera privata e degli affetti più intimi, il rav Toaff “fu un personaggio straordinario e globale nelle sue molte manifestazioni”. Un grande leader e formatore, un Maestro di maestri. Ma anche un formidabile divulgatore, dal vivo e in trasmissioni radio che hanno fatto la storia. “La sua principale capacità – ha affermato – fu quella di comunicare efficacemente sia con le grandi figure del suo tempo, che con le persone più umili. E inoltre rilevante fu la sua abilità nel saper integrare dettami antichi come quelli della Tradizione ebraica con un evidente pragmatismo”.
Commovente anche il ricordo del figlio Ariel: “Sono molto felice che la prima presentazione si tenga a Livorno. E questo perché mio padre era ovviamente un rabbino, un ebreo, un italiano. Ma era soprattutto un livornese, in ogni momento della sua giornata. Anche quando parlava ebraico, il suo era un ebraico-livornese. E gli aneddoti che raccontava – ha spiegato – riguardavano quasi tutti la sua città”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(23 novembre 2017)