Fondamenti di ebraismo al via
“Cultura, patrimonio di tutti”

Ha preso ufficialmente il via da Torino il progetto Fondamenti di ebraismo, promosso e coordinato da Dario Calimani e dal rav Roberto Della Rocca, direttore dell’Area Formazione e Cultura UCEI. Si tratta – come è stato spiegato – di un progetto culturale, uno stimolo e un’occasione importante per mettere in relazione le Comunità ebraiche italiane non solo in senso telematico.
Ad accogliere con entusiasmo questa iniziativa il presidente della Comunità ebraica Dario Disegni e il rabbino capo rav Ariel Di Porto, che vedono questo corso come una “necessità” e allo stesso tempo una “opportunità” per l’ebraismo italiano. In apertura anche il saluto di Giulio Disegni, vicepresidente UCEI, che ha ricordato come il dialogo sia il fondamento stesso del progetto.
“Torah e popolo ebraico”, questo il titolo della prima lezione, tenuta da rav Della Rocca. Anche questo aspetto non è casuale: infatti, spiega Calimani, il primo passo per creare una “rete” passa attraverso l’incrocio tra rabbini e comunità: “Ogni rav verrà coinvolto in una comunità diversa dalla propria, creando così un movimento fatto di cultura e incontro tra le persone”.
Ecco quindi la parola a rav Della Rocca, che dedica questa prima lezione a rav Giuseppe Laras, da poco scomparso. Una lezione che analizza il binomio Torah-popolo ebraico per metterne in luce l’interdipendenza a partite dall’analisi linguistica del termine Torah. Nell’ebraico biblico si ritrovano due significati: porre fondamenta e insegnare. La nascita stessa del popolo ebraico si basa sulla Torah, “come una mappa con cui l’architetto costruisce il proprio progetto”. Poi la distinzione tra Torah scritta e Torah orale, dove quest’ultima è vista come una cristallizzazione necessaria del sapere anche se per natura la tradizione orale si contraddistingue per essere ininterrotta e costantemente creativa. Segue l’analisi del rapporto tra la Torah e il singolo individuo. La Torah va scritta, va letta, va studiata e va messa in pratica. In particolare rav Della Rocca si sofferma sull’accezione stessa di studio, mai concepito come in mano ad una élite, ma inteso come patrimonio culturale accessibile a tutti. “Lo studio non è un’opzione ma un dovere preciso”. Il rav parla infatti di “intellettualismo etico”, dove è indispensabile la continua verifica. Ed è così che lo studio della Torah viene percepito come condizione di movimento esistenziale. Infatti la Torah va poi messa in pratica, diventando così un programma di vita esteso. Dallo studio si passa poi all’imperativo dell’insegnamento: trasmettere ciò che si è appreso in un’ottica di dialogo, fornite un’istruzione aperta che si basa sul confronto. “La cultura non è rigido dogma ma è una convivenza, un punto di partenza, un invito a proseguire”.

Alice Fubini

(27 novembre 2017)