Setirot – Il contesto civile
Ognuno di noi è (giustamente, io credo) orgoglioso di appartenere a un popolo, a una identità che della responsabilità individuale ha fatto uno dei propri pilastri. E ben vengano dunque anche le opinioni differenti, le divergenze, i contrasti perfino aspri. Ma rimanendo in quelli che in genere definiamo i limiti della “civiltà”, vale a dire bandendo insulti, aggressività, violenza, minacce. In realtà non si tratta semplicemente di rimanere nel contesto della generica “civiltà”. Si tratta di seguire un altro pilastro dell’ebraismo: ogni ebreo è garante dell’altro. Non a caso il giorno di Kippur si confessano i peccati al plurale, anche se non li si è commessi tutti. Se lo ricordino gli insultatori d’ordinanza, e magari si ispirino ai Proverbi (11,2): «Alla superbia tien dietro la vergogna».
Stefano Jesurum, giornalista