Il Novecento e gli ebrei d’Europa
La storia che oriente il presente
“Due argomenti apparentemente distinti, e invece strettamente connessi”. Così il direttore del Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità ebraica romana Claudio Procaccia presenta la tavola rotonda ‘Gli ebrei in Europa e il processo di decolonizzazione’ che si è svolta quest’oggi nell’aula della Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati.
Un qualificato confronto, che ha visto al tavolo addetti ai lavori dalle diverse competenze e che è stato introdotto dai saluti dei parlamentari Pd Emanuele Fiano e Milena Santerini oltre che della presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello.
I flussi migratori del Novecento e quelli contemporanei, il ritorno in auge dei nazionalismi, i nuovi segnali di odio che attraversano le società a più livelli. La minaccia ancora viva dell’antisemitismo. Tutti temi che sono stati al centro di un confronto a cavallo tra storia e attualità. Al tavolo dei relatori il magnifico rettore della Lumsa Francesco Bonini, la storica Anna Foa, l’assessore UCEI alla Cultura David Meghnagi, il consigliere dell’Unione Victor Magiar, la studiosa Marialuisa Lucia Sergio. A trarre le conclusioni Roberta Ascarelli, direttrice dell’Istituto di Studi Germanici che insieme alla Comunità ha organizzato questo incontro.
Nell’intervento della professoressa Foa un inquadramento dell’Europa di fine Ottocento, spaccata su due fronti per quanto riguarda i diritti concessi agli ebrei. A Occidente un’Europa in gran parte pro-emancipazione, con diritti e possibilità quasi universalmente concessi; a Oriente un Impero russo dove gli ebrei sono schiacciati e sottoposti a umiliazioni costanti. La premessa ai sanguinosi pogrom che seguiranno.
Meghnagi invece si è focalizzato in particolare sull’esodo degli ebrei dal mondo arabo che tragicamente ha segnato il Novecento. “Un esodo passato sotto silenzio” ha affermato lo studioso, sottolineando come ancora oggi l’analisi della complessità sia strada praticata da pochi. Anche per quanto concerne il Medio Oriente, l’influenza europea dei decenni passati, la ragione storica delle sue lacerazioni. “L’attuale caos non ha a che fare con la nascita di Israele. È legato al fatto – le sue parole – che tutti i problemi emersi in quella regione dopo la Prima Guerra Mondiale non sono stati risolti”.
Personalmente legato alla vicenda degli ebrei del mondo arabo anche Magiar, che ha affrontato il tema della loro rimozione da quel contesto. Rimozione fisica, ma anche rimozione mentale. “Non si può pensare l’Islam senza riflettere sulla relazione con gli ebrei, come anche tanta letteratura araba ci insegna. Il dramma oggi – ha affermato Magiar – è che in molti paesi l’esperienza ebraica è stata cancellata non solo dalla cartina ma anche dalla testa. Come se non fosse mai esistita”.
Apprezzamento per la qualità degli interventi è stata espressa da Ascarelli, che ha ricordato le molte iniziative organizzate in questi anni dall’istituto per valorizzare la prospettiva di una cultura europea che tenga conto delle diversità. “Forme di confronto come quella odierna su passato, presente e futuro, su problemi specifici che hanno valenza generale, ci permettono di sviluppare progetti didattici che hanno un senso”.
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(4 dicembre 2017)