Il viaggio di Europa
Leggere Grandangolo, il romanzo di esordio di Simone Somekh già recensito da più voci su queste colonne, mi ha regalato alcuni notevoli spunti. Tra questi, uno ha a che vedere con la vicenda complessiva descritta nel libro e vissuta dal protagonista Ezra Kramer: il viaggio. In Grandangolo il viaggio non è tanto un desiderio, un obiettivo da soddisfare, o meglio: è anche ma non soltanto questo. Il viaggio è la condizione in cui Ezra è calato e sono convinto che questo aspetto sia determinante nel rendere il libro attuale e vivo, perché è in qualche modo la condizione in cui ci troviamo noi tutti oggi. C’è un genere di viaggio che ai nostri giorni è molto diffuso, quello del turismo transcontinentale low cost, con il suo apparato di occhiali da sole e foto ricordo, in grado di azzerare la distanza tra un tempio buddista tailandese, un vulcano andino e persino la cancellata di Auschwitz. Nulla di male in tutto questo, almeno fino a un certo punto, ma non è questo il viaggio come condizione in cui si vive a cui penso leggendo il libro. Penso, invece, alla mobilità complessiva che definisce il mondo che ci circonda oggi: mobilità di persone, di merci, di informazioni. Che questa sia la realtà della nostra epoca, d’altra parte, è confermato indirettamente dai suoi stessi detrattori, che auspicano antistoricamente un ritorno alle vecchie dogane proprio perché riconoscono che la mobilità è una condizione centrale nel mondo di oggi, anche se la avvertono non come potenzialità ma come problema.
Più di ogni altra regione, l’Europa, per secoli terra d’elezione di feudi e barriere, principati, trincee e guerre per spostare confini, è percorsa come mai prima da viaggiatori. Molti sono coloro che si spostano per studio, per lavoro, per desiderio di esperienze nuove, e molti sono anche i nuovi venuti che varcano il Mediterraneo in fuga da condizioni che difficilmente riusciamo a immaginare fino in fondo. Questi ultimi compiono lo stesso percorso di Europa, figlia di Agenore re di Tiro, in Fenicia, quando Zeus sotto le sembianze di un toro la rapì e la condusse fino a Creta, come racconta Ovidio nelle “Metamorfosi”. La bella Europa, dunque, viaggia e approda su un’isola nel cuore del Mediterraneo, un lembo di terra di passaggio e di incontro. Intorno, le acque che allungandosi da Gibilterra al faro di Yafo, dal Sahara al mar Nero, stringono in un abbraccio unico popoli e terre.
Giorgio Berruto, HaTikwà/Ugei