Dossier Musei – Meis, il primo grande appuntamento
Apre le porte al pubblico questa settimana il corpo centrale del Meis, il museo dell’Ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara sino ad ora costretto negli spazi della Palazzina di Via Piangipane. Un appuntamento importante, che arriva a svelare il progetto e le idee portate avanti dalla direttrice, Simonetta Dalla Seta, che insieme al suo team sta trasformando l’ex carcere di Ferrara in un vero e proprio hub culturale dalle mille potenzialità.
“Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” è la mostra inaugurale, curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, che illustra le origini della presenza ebraica in Italia dai suoi albori sino al Medioevo, con l’obiettivo sia di evidenziarne specificità e unicità che dare risposte che a volte è più facile considerare scontate. Da dove sono venuti gli Ebrei italiani? Quando? Perché? E, una volta giunti in Italia, dove hanno scelto di attestarsi? Quali rapporti hanno stabilito con le popolazioni residenti, con i poteri pubblici: prima con la Roma imperiale, poi con la Chiesa, ma anche con i Longobardi, i Bizantini e i musulmani, sotto il cui dominio hanno vissuto? Quali sono stati la vita, le consuetudini, la lingua, la cultura delle comunità ebraiche d’Italia nel corso di tutto questo lungo tempo? E soprattutto: cosa ha di particolare e di specifico l’ebraismo italiano rispetto a quello di altri luoghi della diaspora?
Dal 14 dicembre la minoranza ebraica italiana si mostra in un percorso espositivo che prefigura la prima sezione del futuro museo per raccontare il suo primo millennio di storia italiana, il suo radicamento e il processo di formazione della sua peculiare identità.
Al Meis Pagine Ebraiche ha dedicato un nuovo speciale Musei, che dopo il dossier del settembre 2016 torna a dare spazio e attenzione al panorama dei musei ebraici in Europa. Si tratta di una realtà complessa e variegata, come mostra lo studio della Rothschild Foundation curato da Brigitte Sion che viene presentato nelle pagine, in cui grandi sono le potenzialità e anche i punti di fragilità.
E mentre a Ferrara fervono i preparativi per l’inaugurazione riproponiamo oggi l’introduzione, qui in calce, e alcuni testi dal dossier di Pagine Ebraiche.
Meis, il primo grande appuntamento
Una realtà multiforme ricchissima e complessa, composta da grandi enti nazionali come da piccole realtà locali. Un patrimonio enorme fatto di più di cento istituzioni, presenti in tutta Europa. Il quadro tratteggiato nel “Survey of Jewish Museums in Europe”, firmato da Brigitte Sion e pubblicato nel 2016 dalla Rothschild Foundation (Hanadiv) Europe è il risultato di una lunga ricerca. Già uno dei primi passaggi, la costruzione dell’indirizzario cui inviare il questionario, ha mostrato quanto l’argomento sia complesso: la definizione di cosa sia un museo ebraico ha posto non poche difficoltà, e non è stato semplice neppure compiere la scelta di non includere memoriali e musei dedicati alla Shoah, che però hanno obiettivi diversi dall’oggetto della ricerca.
La transizione da contenitori di manufatti al nuovo ruolo pubblico di centri educativi e informativi, e anche culturali non è uniforme, e presentare l’esperienza ebraica in Europa come un baluardo contro l’antisemitismo e come strumento pedagogico ed esemplare nella via verso l’inclusione e il rispetto interculturale non è una scelta condivisa da tutti. Come possono o devono, i musei ebraici, bilanciare il mandato originario di raccontare la storia, le tradizioni e la cultura della minoranza ebraica con il più universalistico potenziale educativo che hanno tutti i musei ebraici e non ebraici nella società europea contemporanea? In questo complesso panorama si inserisce il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah che a Ferrara si presenta al pubblico in queste settimane con l’apertura della mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”. Il museo verrà completato entro la fine del 2020 con la costruzione di cinque edifici che richiamano i cinque libri della Torah, destinati a ospitare accanto agli spazi espositivi biblioteca, archivio, centro di documentazione e catalogazione, auditorium, laboratori didattici, ristorante e caffetteria, accoglienza al pubblico e museum shop, dando così vita a un grande complesso museale e culturale. Un grande centro culturale aperto, che da metà dicembre racconta i primi mille anni della presenza ebraica in Italia. Una storia strettamente intrecciata con la storia italiana, di cui è parte sin dagli albori, una presenza che serve anche a parlare della contemporaneità: di dialogo tra culture, di contributo delle minoranze, della ricchezza di identità plurime e della bellezza di conoscere mondi diversi che convivono, in un racconto curato da Anna Foa, Daniele Jalla e Giancarlo Lacerenza sotto la guida della direttrice, Simonetta Della Seta.
Ada Treves twitter ada3ves
dal dossier Musei di Pagine Ebraiche, dicembre 2017
(11 dicembre 2017)