In ascolto – Torce nel buio

Maria Teresa MilanoIn Eretz Israel, nei primi decenni del ‘900, la festa di Chanukkah aveva tutt’altro sapore. E non mi riferisco all’incontro tra le tante tradizioni culinarie ebraiche, ma al senso stesso della festa. I sionisti vedevano nella vittoria dei Maccabei il simbolo della liberazione nazionale, dell’indipendenza, dell’eroismo e del potere dell’uomo di costruire se stesso e la propria storia. La festa era celebrata con rappresentazioni teatrali, balli, musica, incontri letterari sul racconto e sui significati di Chanukkah. Intanto, a migliaia di chilometri, nella Berlino illuminata, il movimento sionista organizzava il grande ballo dei Maccabei, per ritrovare la storia e la cultura ebraica e salvarla dall’assimilazione, dalla tradizione dell’albero di Natale e dei doni ai bambini. In quel meraviglioso libro che è “Da Berlino a Gerusalemme”, Gershom Scholem tratteggia l’immagine di una comunità in bilico tra il miracolo dell’olio e l’arrivo di Babbo Natale.
Oggi ascoltiamo “Anu nosim lapidim” – “Oggi portiamo le torce”, canto dei pionieri sionisti, convinti che a costruire la storia non fossero i miracoli ma il sangue e il sudore nelle valli e negli agrumeti di Eretz Israel e che l’uomo potesse trovare da solo la luce per illuminare il proprio futuro. Il testo è di Aharon Ze’ev, la musica di Mordechai Zeira, uno dei protagonisti della storia musicale degli anni ’20-’30 in Eretz Israel.
Mordechai Zeira nasce nel 1905 a Kiev con il nome di Mitia Grebin ed è il suo amico poeta Aharon Ashmann a dargli il nomignolo Zeira (piccolo), per via della sua conformazione fisica. Mordechai emigra in Palestina nel 1924 e si stabilisce nel Kibbutz Afikim dove inizia a lavorare come muratore e poi elettricista e dal 1933 è impiegato nella Electrical Company. All’epoca molti compositori di canzoni popolari svolgevano un altro lavoro, sia perché non era possibile mantenersi solo con la musica, sia perché il lavoro poteva diventare luogo di diffusione delle nuove canzoni, strumento indispensabile per l’apprendimento della lingua e la costruzione dell’identità collettiva.
Anu nosim lapidim, noi portiamo torce nel buio più profondo della notte. I sentieri sotto i nostri piedi sono luminosi e chiunque ha un cuore che desidera luce, alzi occhi e cuore verso di noi.

Maria Teresa Milano

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