grandezza…

Benché sia altamente improbabile che il Faraone desse a Yosèf un nome di origine ebraica (e non manca un’interpretazione del nome Tzafenàth Pa’néach basata sul significato in antico egizio), i Maestri interpretano il nome Tzafenàth Pa’néach come “spiegatore di cose occulte”, partendo dall’assonanza del termine Tzafenàth con la radice “tz – f – n”, che indica celare (la afiqòmen che si mangia al Séder è chiamata “tzafùn” perché è stata celata, nascosta). Questa indicazione dei Maestri ci dice che il testo, così interpretato, ha qualcosa da trasmetterci.
Il Sefàth Emèth nota opportunamente che se il significato è “spiegatore di cose occulte”, e le cose occulte sono indicate dalla parola “Tzafenàth”, il nome di Yosèf avrebbe dovuto essere “Pa’néach Tzafenàth”. Il motivo per cui i due termini sono invertiti, spiega, è che Yosèf ha meritato di giungere all’alto livello di svelare cose nascste perché egli per primo, nella sua modestia, celava le sue alte doti. La grandezza sta spesso nel nascondere la grandezza stessa.

Elia Richetti, rabbino

(14 dicembre 2017)