Chanukkah, e intanto…
In quegli anni Terenzio scriveva “sono un uomo, e nulla di ciò che è umano mi è estraneo”. Lucio Emilio Paolo trionfava a Pidna sul re Perseo di Macedonia (battaglia che oggi non ci interesserebbe per nulla se non ce la fossimo trovata tra i piedi in forma di versione). Catone il Censore mentre insisteva sulla necessità di distruggere Cartagine consigliava anche di non approfondire troppo lo studio della cultura greca perché sarebbe stata strumento di corruzione. Qualche anno dopo avrebbe suscitato grande scalpore e scandalo il greco Carneade (chi era costui?) con una conferenza in cui sosteneva l’esistenza di una legge naturale universalmente valida seguita il giorno successivo da un’altra conferenza in cui invece cercava di dimostrare la tesi opposta.
Stessi anni, stessi rapporti non sempre cordiali con i Greci, stessa fascinazione mista a preoccupazione per la loro civiltà. Eppure dubito che i Romani dessero molta importanza a una rivolta contro i Seleucidi da parte di un piccolo popolo a qualche migliaio di chilometri di distanza. Ovviamente non c’è da stupirsi. Più strano, invece (ma ormai siamo abituati a non sorprenderci più di niente), che i libri di storia parlando di quegli anni si dilunghino su guerre e battaglie varie in giro per il Mediterraneo ma dicano invece poco o nulla sulla rivolta dei Maccabei. In alcuni libri gli ebrei spariscono dopo che Ciro dà loro il permesso di ricostruire il Tempio (se non addirittura dopo Nabuccodonosor) per ricomparire soltanto nel 70 e.v. quando salta fuori Vespasiano intento a domare la rivolta della Giudea. E una volta domati da Tito e da Adriano gli ebrei potranno andare in letargo almeno fino al 1492. Inutile scandalizzarsi se poi gli allievi hanno le idee confuse, con gli ebrei che vanno e vengono dalla storia e di tanto in tanto spariscono per qualche secolo.
E noi fino a che punto ci rendiamo conto che accendiamo le candeline per una storia avvenuta al tempo di Catone e di Carneade? Ed è poi così importante saperlo?
Anna Segre, insegnante