Ebrei di Libia, storie e memorie
in una nuova sala del museo
Uno spazio rinnovato, per una grande e complessa storia da raccontare. L’inaugurazione della nuova sala dell’ebraismo libico al Museo ebraico di Roma chiude idealmente dodici mesi di iniziative organizzate nel cinquantenario della fuga forzata dal paese e dall’arrivo in Italia. Convegni, tavole rotonde, progetti culturali. Ma anche la visita del Premier Paolo Gentiloni in sinagoga, altamente significativa per vari motivi. “L’esodo degli ebrei dalla Libia ha impoverito quel Paese, così come oggi, lo dico da cristiano, corriamo il rischio di ulteriore impoverimento per la preoccupazione che c’è in molti Paesi per un’emarginazione o addirittura un allontanamento delle comunità cristiane” affermò il Primo Ministro dentro al Tempio Maggiore, prima di esprimere il proprio apprezzamento per la “ventata cosmopolita” che gli ebrei libici hanno portato con sé.
Entrando nella sala museale rinnovata in bella vista appare il lungomare di Tripoli, in tutta la sua struggente bellezza evocatrice di memorie e ricordi violentemente sradicati. Ma ad essere esposti sono anche oggetti liturgici, tessuti, fotografie. Testimonianze familiari, che dagli armadi privati sono arrivati a teche pubbliche grazie alla generosità di tanti donatori. Una nuova fondamentale finestra di conoscenza, svelata ieri dalla presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, dall’assessore alla cultura Giorgia Calò, dalla direttrice del museo Alessandra Di Castro e dalla curatrice Olga Melasecchi. La memoria della fuga è evidentemente centrale in questa narrazione, ma ad essere ricostruito è anche tutto il percorso antecedente. I molti secoli di convivenza spezzata, fin dalle radici storiche. Un percorso sviluppato in continuità con la strada tracciata nell’aprile del 2009, quando l’allora direttrice del museo Daniela Di Castro fece aprire un primo spazio dedicato a questa realtà, alle sue peculiarità e tradizioni.
La presenza libica nella vita della Comunità romana, viene ricordato ai presenti, è oggi tassello irrinunciabile. Una presenza che ha permesso, nel corso di questo mezzo secolo, di aprire nuove strade e rivitalizzare in fondo la Comunità stessa. Perché se è vero che almeno all’inizio l’integrazione tra ebrei romani e libici era limitata soltanto ad alcuni campi, oggi le generazioni crescono condividendo un medesimo contesto, scuole, tempo libero, usi e costumi. Una costante e proficua contaminazione reciproca.
A concludere la serata un concerto di Miriam Meghnagi al Centro Ebraico Il Pitigliani, preceduto da un promo sulle puntate della trasmissione “Kasher”, con la chef Laura Ravaioli, che Gambero Rosso Channel ha voluto dedicare in queste settimane alla cucina degli ebrei di Libia.
(21 dicembre 2017)