Angeli

Sara Valentina Di PalmaAscolto con molto interesse – mentre ingoio troppo velocemente caffelatte bollente, cerco di evitare polpa di frutta e biscotti per infanti pericolosamente spalmanti sulla tovaglia accanto al mio gomito (mai vestire se stessi e la prole prima di colazione, onde evitare di dover fare tutto daccapo dopo), raccolgo un cucchiaino da terra – un confuso racconto di un sogno da poco conclusosi, in cui un bambino gioca con gli angeli di Hashem che lo fanno salire in cielo al suo cospetto e lui gli canta la canzone inventata nel corso di un lungo viaggio, un canto che parla di mamme balene, bambini medusa, sorelline api e loro babbi delfini.
Hashem pare essere molto interessato all’opera, ed invita il bambino a restare ancora un po’ insieme a lui prima di tornare a casa. Così il bambino pensa di intrattenerlo facendogli sentire come sa ripetere quasi tutto lo Shemà, e questo compiace così tanto il Signore da proporgli di trattenersi. Così, conclude il bambino con tono vagamente deluso, io sarei voluto restare ma poi ho pensato di renderti triste e sono tornato.
Purtroppo, o per fortuna, l’ora tarda impedisce di rispondere a domande tecniche molto incalzanti dei fratelli (come sei arrivato lassù, e come hai fatto a scendere, come erano gli angeli, perché hanno invitato te, e, soprattutto, come era fatto Hashem?). Posso tirare il fiato fino al Talmud Torah settimanale, quando le domande vengono riproposte – chissà perché è facilissimo ricordare tutti i nomi dei personaggi di Guerre stellari e di Harry Potter a memoria, il significato ed il valore delle orribili carte Pokemon, ed i quesiti difficili da propormi, mentre le tabelline restano cosa misteriosa ed astrusa dopo mesi e mesi trascorsi a ripeterle: resta un mistero.
Rambam ci dice (Morè Nevukim 1,26) che ove la Torah antropomorfizza la descrizione di Kadosh BaruchHu, lo fa usando metafore che aiutino la limitatezza umana a comprendere concetti altrimenti difficili quali l’incorporeità del Signore o la coesistenza di caratteristiche maschili e femminili. Analogamente secondo il Talmud (Shabbat 133b), quando incontriamo descrizioni di attributi e caratteristiche divine riconducibili a passioni e sentimenti umani, si tratta di un intento imitativo volto ad esortare l’essere umano a seguire comportamenti virtuosi (quindi leggendo che il Signore è ‘misericordioso’ dovremmo essere indotti ad emularlo).
Troppo complesso da comprendere, realizzo ascoltando di nuovo il racconto del sogno: la prossima volta aspetto a tornare giù perché sennò anche Hashem diventa triste.

Sara Valentina Di Palma