…Talmud

La grande opera di traduzione in italiano del Talmud è un lavoro che impegna una numerosa equipe e mette in moto importanti risorse intellettuali oltre che materiali. È stato più volte messo in luce l’importante modello tecnologico realizzato con il nuovo software “traduco” elaborato dal CNR. Un modello in continua evoluzione che consente alle decine di traduttori e di redattori impegnati nell’opera di misurarsi con una sfida che a prima vista potrebbe apparire impossibile da vincere. I successi sono invece evidenti, e i progressi dell’opera possono essere facilmente seguiti consultando il sito web del progetto.
Ma non si tratta solo di una grande opera di traduzione. Per la prima volta in maniera comprensibile si presenta al pubblico italiano un testo complesso che ha fatto da fondamento all’ebraismo come noi oggi lo conosciamo. Non si tratta – come molti sanno – di un libro nel senso comune che diamo a questo termine. È un modello allo stesso tempo religioso, giuridico, letterario e filosofico che non consente di essere semplicemente “letto”, ma che va studiato seguendo un metodo articolato che comprende diversi schemi esegetici. Il fatto che questi volumi siano per la prima volta accessibili in italiano costituisce un colpo durissimo all’antigiudaismo classico e alle sue diramazioni politiche contemporanee, che da secoli tendono a proporre il Talmud come un testo segreto ed esoterico contenente i codici di un ipotetico odio atavico dell’ebreo nei confronti di Cristo, del Cristianesimo e del genere umano in genere. Se si clicca “talmud” nella comune ricerca di Google, compaiono almeno due siti decisamente antisemiti nelle prime venti posizioni, il che la dice lunga sulla pervasività ancora presente anche nel web di teorie complottiste che raccontano gigantesche falsità su un’opera affascinante, che merita di essere studiata con passione. In definitiva, ciò che dà veramente fastidio al complesso arcipelago antisemita è che il Talmud sia un testo fondamentalmente libero e non dogmatico, la dimostrazione tangibile che l’ebraismo nel suo farsi civiltà nella storia ha fondato le basi della sua giurisprudenza su un dibattito ricco e spesso inconcluso, che ancora oggi non consente di ridurre l’ebreo come singolo e l’ebraismo nel suo complesso a definizioni apodittiche e definitive.

Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC

(29 dicembre 2017)