Da Levi a Momigliano a Moravia
“Firenze, un mare di scrittura”
Simone Innocenti è fatto così. Se non dice una cosa sopra le righe, se al termine di una sua complessa elucubrazione non ottiene l’obiettivo di stupire l’interlocutore, non è contento. “Firenze è una città di mare”, asseriva convinto durante un pranzo tempo fa.
Sembrava una boutade, e invece quella ferma convinzione è diventata un libro. E un libro bello bello, viene da dire. “Firenze Mare”, appunto, appena pubblicato da Giulio Perrone con una nota introduttiva di Wlodek Goldkorn. Sostiene l’autore: “Firenze è una città di mare perché come il mare ha i turisti. E soprattutto perché, come al mare, tutto porta al mare. Che qua si chiama Arno e non è salato, è sciapo come il pane da tavola: roba per intenditori, cucina povera che diventa alta cucina, onde povere che si trasformano in un mare altro. Firenze è questo, e te ne accorgi subito. Perché tutto si fa attorno alle acque”.
E in queste acque, onda dopo onda, riflusso dopo riflusso, Simone ci guida in un percorso di notevole originalità. Al centro i grandi protagonisti delle letteratura contemporanea (e talvolta di quella antica) che in questi pochi chilometri quadrati hanno trovato rifugio, ispirazione, l’irresistibile impulso di mettersi in gioco. Suggestivo tra gli altri l’ultimo capitolo, “Bellezze al bagno”, dove agli scrittori fiorentini del ventesimo secolo (tali all’anagrafe o per adozione) viene associato l’indirizzo in cui abitarono e crearono, ma anche una frase che ha segnato il loro impegno intellettuale. “Un unico e ideale stabilimento balneare”, così lo chiama l’autore (che è giornalista al Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere). Tra le pagine, numerose le suggestioni che si accompagnano ai destini ebraici dell’Italia del Novecento. C’è Carlo Levi, ad esempio, che abitò in piazza Pitti al civico 14 assieme a Umberto Saba e qui scrisse Cristo si è fermato a Eboli. Oppure il filosofo goriziano Carlo Michaelstaedter, che visse in una camera in via dei Servi. O ancora Attilio Momigliano, critico e studioso, la cui residenza fu in via Giovanni Angelico 4. E Alberto Moravia, che visse nell’albergo Porta Rossa (poi immortalato nel film Amici miei).
Dice Simone: “Mi piace pensare di aver ideato questo gioco, vale a dire che ogni volta che ho scoperto l’ultimo domicilio dello scrittore, lui – per pegno – ha dovuto regalarmi una frase in cambio. Una sorta di ‘bomba libera tutti’ della narrativa fiorentina”. La carrellata dei bagnanti, avverte, non tiene conto gioco forza di molti aspetti. Ma al mare, come noto, “siamo tutti più sbrigativi”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(2 gennaio 2018)