“Scuole e biblioteche pubbliche,
sia cancellato il re vigliacco”
“Con sgomento abbiamo in questi giorni potuto constatare, con semplici ricerche, che in Italia esiste purtroppo ancor oggi un lungo elenco di scuole e di biblioteche pubbliche dedicate dagli italiani al re che li abbandonò al loro destino: valga per tutti l’esempio della Biblioteca Nazionale di Napoli, biblioteca pubblica statale, terza per importanza tra le biblioteche italiane, dopo le due Nazionali Centrali di Roma e di Firenze, che ha sede presso il Palazzo Reale, in Piazza del Plebiscito e che dipende dalla Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali”.
È quanto sottolinea la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un messaggio inviato al ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini. Messaggio in cui si esprime “profonda costernazione” per il ritorno in Italia della salma di Vittorio Emanuele III in Italia e in cui si chiede con forza un intervento delle istituzioni, e personale del ministro, per porre rimedio “a tale scempio della Memoria, riportando quei luoghi pubblici, deputati al sapere e alla formazione, alla loro giusta vocazione”.
Osserva la Presidente UCEI: “Le quotidiane esternazioni del nipote, Vittorio Emanuele di Savoia e del pronipote Emanuele Filiberto, che ancor ieri hanno chiesto a viva voce la sepoltura del loro progenitore al Pantheon, non possono poi che suscitare viva apprensione in tutti noi, in quanto orientate ad una vera e propria riabilitazione ‘dell’augusto parente’, portata avanti con pervicace ostinazione e affievolimento di quel dovere di Memoria che abbiamo sempre osservato e interiorizzato”. Come aggiunge poi, sono infatti noti i misfatti di cui il sovrano si macchiò e partire dagli Anni Venti con la salita di Mussolini al potere. “Le sue scelte e decisioni – riflette – toccarono allora, e toccano anche oggi, il concetto di patria e di cittadinanza italiana”.
Scrive ancora Di Segni: “Signor Ministro, mi rivolgo a Lei a nome di tutte le Comunità ebraiche in Italia, sapendo di trovare nella Sua persona quei valori e quelle speranze che scaturirono dalla Resistenza, che da sole permisero la rinascita della nostra Patria, del nostro Paese e per la cui vittoria i nostri nonni e padri, assieme a molti soldati stranieri, sacrificarono anche la vita”.
Per poi concludere: “RingraziandoLa per quanto vorrà fare per avviare un processo per il cambio delle denominazioni e soprattutto per favorire una vera cultura all’interno delle mura di ogni edificio di questo nostro Paese, Le porgo i miei più cordiali saluti”.
(3 gennaio 2018)