Aharon Appelfeld (1932 – 2018)
È morto a 85 anni lo scrittore israeliano Aharon Appelfeld, importante voce della Memoria della Shoah. Nato nel 1932 a Czernowitz, Bucovina, Appelfeld fu deportato insieme al padre in un campo di concentramento in Transnistria, dal quale fuggì, nascondendosi per i successivi tre anni nelle foreste. Alla fine della guerra raggiunse l’Italia e da qui fece l’Aliyah, imbarcandosi nel 1946 per la Palestina mandataria. Autore di 45 libri – molti dei quali dedicati alla Memoria della Shoah -, Appelfeld vinse nel 1983 il prestigioso Premio Israele per la letteratura. “Il suo lavoro e la sua memoria saranno sempre di benedizione”, le parole del Presidente d’Israele Reuven Rivlin in merito alla scomparsa di Appelfeld.
Milano, il corteo antisemita e la condanna del sindaco. “Lascia sgomenti sentire pronunciare slogan antisemiti, violenti e intollerabili nella nostra città. La nostra città condanna gli estremismi di ogni forma e colore: quelli di ieri come quelli di oggi, con la stessa forza e determinazione. Non permettiamo che la voce di pochi faccia più clamore dei comportamenti corretti di molti. Ma collaboriamo, nel rispetto reciproco, per fare in modo che ciò che è accaduto in piazza Cavour non succeda mai più, a Milano e in tutto il mondo”, così il sindaco di Milano Giuseppe Sala in merito alla manifestazione pro Palestina, organizzata lo scorso 9 dicembre in piazza Cavour in cui erano riecheggiati slogan antisemiti in arabo. Un caso, di cui aveva parlato il Foglio, è su cui l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane così come la Comunità ebraica di Milano avevano chiesto un immediato intervento contro i responsabili delle minacce, ricorda il Corriere Milano. “Ringraziamo il sindaco – afferma invece Milo Hasbani, copresidente della Comunità ebraica di Milano a Repubblica – Sappiamo che c’è un’indagine in corso. Siamo in stretto contatto con il questore e confidiamo nel lavoro delle autorità e delle forze dell’ordine”. Inoltre ieri mattina, ,come racconta il Foglio, l’onorevole Emanuele Fiano, insieme al segretario del Pd di Milano Pietro Bussolati, ha depositato alla questura di Milano una denuncia contro gli autori degli slogan antisemiti. Sul tema il Giornale, nella sua sezione milanese, interpella invece Walker Meghnagi, critico rispetto all’amministrazione Sala.
Usa, fondi tagliati ai palestinesi. Il presidente americano Donald Trump ha minacciato di ritirare i fondi che gli Stati Uniti donano all’Unrwa, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi. “Paghiamo ai palestinesi centinaia di milioni di dollari all’anno e non otteniamo alcuna riconoscenza o rispetto. Noi abbiamo tolto Gerusalemme, la parte più complicata del negoziato, dal tavolo e se i palestinesi non vogliono più parlare di pace perché dovremmo continuare a dare loro queste enormi quantità di denaro?”. Il riferimento su Gerusalemme è legato al riconoscimento di Trump della città come Capitale d’Israele: “un fatto che non è in discussione”, sottolinea l’ambasciatore israeliano in Italia Ofer Sachs in un’intervista a Formiche.net ripresa da Italia Oggi. Nell’intervista, Sachs ribadisce come sia stato un “peccato” che l’Italia non abbia seguito l’esempio americano. Stati Uniti che ora quindi potrebbero muovere contro l’Unrwa, di cui sono tra i principali donatori, con quasi 370 milioni di dollari l’anno (seguiti dalla Ue: 143 milioni), spiega Avvenire. “I palestinesi – scrive il Giornale– hanno ruggito una risposta filosofica: ricattatore, se non arrivano più i finanziamenti, i giovani soffriranno, i servizi di sicurezza in comune collasseranno e molti resteranno in preda alla confusione e alla violenza”. Intanto in Israele la Knesset ha dato un primo via libera a una legge che apre alla pena di morte per i terroristi ma “Nadav Amargan, capo del servizio di sicurezza interno Shin Bet, ha avvertito che l’arrivo di una norma del genere potrebbe causare un’ondata di sequestri di ebrei in tutto il mondo” (Repubblica).
Il re e i nomi da cambiare. Spazio sui quotidiani italiani all’appello dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane al ministro della Cultura Dario Franceschini perché venga modificata l’intitolazione delle biblioteche italiane dedicate a Vittorio Emanuele III, firmatario delle leggi razziste del 1938. Come riporta Avvenire, uno degli esempi citati dal messaggio della Presidente UCEI Noemi Di Segni è la Biblioteca nazionale di Napoli. La Biblioteca partenopea in passato aveva sondato il terreno per cambiare nome su iniziativa di alcuni storici di grande rilievo come Luciano Canfora ma poi non se ne era fatto nulla (era stato interpellato l’allora ministro alla Cultura Francesco Rutelli). Mauro Giancaspro, direttore della Biblioteca dal 1995 al 2014 spiega che “Fu anche sentita la città su questa ipotesi, ma la risposta fu abbastanza fredda. Certo, ora si potrebbe ritentare”. Il Fatto Quotidiano riporta anche la prevedibile reazione di Emanuele Filiberto. “La presidente dell’Ucei piuttosto che pensare al passato farebbe bene a guardare al futuro e a quanto sta accadendo nel mondo, anche nei confronti degli ebrei”.
Anniversari. Su La Stampa lo storico Giovanni Sabbatucci ricorda l’80esimo dalle leggi razziste e richiama le responsabilità dei cittadini italiani che non intervennero di fronte alla vergogna: “Proprio perché difficilmente comprensibile ed estranea alla cultura politica e giuridica italiana (il razzismo coloniale era cosa recente e non certo una peculiarità nazionale), la legislazione razziale avrebbe dovuto suscitare un rifiuto più netto e, nei limiti del possibile, più esplicito” da parte degli italiani. Delle leggi del 1938 parla anche il nuovo libro di Lia Levi Questa sera è già domani (edizioni ego), ispirato, alla storia del marito Luciano Tas, nato a Genova nel 1927. “I personaggi, tranne alcuni minori, non sono frutto di invenzione, ma rispecchiano i tratti caratteriali di individui da me conosciuti. – spiega l’autrice al Secolo XIX – La vita reale è stata lo spunto di partenza per la trama e i dialoghi”. Su Repubblica Wlodek Goldkorn – protagonista anche di un’intervista su diversi temi d’attualità pubblicata da Italia Oggi – ricorda un altro anniversario: l’elezione il 5 gennaio di cinquant’anni fa di Alexander Dubcek a capo del Partito comunista cecoslovacco.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked