Kippah…
Ed ecco gli abiti che faranno: il pettorale e l’efod, il manto, la tunica damascata, il turbante e la cintura. Faranno vesti sacre per Aron tuo fratello e per i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio in mio onore. (Esodo 28, 4). Questi abiti del servizio per i Cohanim sono stati interpretati dai Maestri (già nell’epoca del Secondo Tempio) come usanza da seguire anche per gli ebrei comuni, non tanto nella forma e nel materiale (vesti riservate solo al Cohen), ma sviluppando un abbigliamento tradizionale analogo. Non ultimo, per esempio, il copricapo: Mitznefeth, Migbaath, Kippah. I Maestri hanno stabilito la proibizione di pronunciare il Nome di HaShem o un versetto della Torah o di entrare in un Mikdash Meath (Beth HaKneseth, Beth HaMidrash) a capo scoperto. (Masechet Sofrim; Shulchan Aruch, Orach Chajim 91, 3). A questo proposito non è sufficiente coprirsi il capo con la mano, dal momento che il corpo non copre se stesso. (Mishnah Brurah su Orach Chajim 91, 4). Rav Huna figlio di Rav Yoshua non percorreva nemmeno quattro ammoth (due metri) a capo scoperto, poiché diceva: la Shechinah è al di sopra della mia testa, come posso andare a capo scoperto? (Qidushin 31a). La Kippah segna quindi il limite dell’uomo, il timore del Cielo, e ci ricorda sempre che c’è qualcuno sopra di noi, più grande di noi. La Kippah ci ricorda di Santificare il Nome di HaShem in ogni circostanza. Colui che indossa la Kippah rappresenta la Torah. Si racconta che alla madre di Rabbi Nachman Bar Yitzchack, quando egli era ancora un neonato, fu detto dagli adoratori delle stelle che il suo bambino sarebbe diventato un ladro. Per contrastare questa forma di idolatria, la madre educò il figlio a portare sempre la Kippah in testa per avere costante timore di D-o. (Shabbath 156b). Per questo motivo i Maestri estesero l’obbligo del copricapo per l’ebreo comune da Minhag HaChassiduth (usanza particolarmente pia) a una Chovah (Minhag Israel), stabilendo la proibizione di andare a capo scoperto per più di quattro ammoth (due metri). È usanza però evitare di andare a capo scoperto in qualsiasi circostanza anche per meno di quattro ammoth (Minhag HaChassiduth). E bene quindi non uscire di casa soltanto con la Kippah in testa, ma mettendo sopra un cappello poiché la Kippah potrebbe cadere con il vento e costringerci a fare alcuni passi senza capo coperto (senza contare il fatto che di Shabbath non si può trasportare la Kippah in mano nel Reshuth HaRabim). In alcuni casi particolari c’è chi permette di rinunciare ad indossare la Kippah in un pubblico non ebraico, per esempio nel caso in cui il datore di lavoro non ebreo richieda come condizione di tenere il capo scoperto sul luogo di lavoro pena il licenziamento. In questo caso Rav Moshe Feinstein permette di togliere momentaneamente la Kippah in ambiente di lavoro difronte al rischio di perdere la Parnassah. Dal momento che l’obbligo della Kippah è soltanto “Minhag Israel”. (Igheroth Moshe, Orach Chajim 4, 2). Dal momento che la Kippah identifica un ebreo osservante, la maggioranza dei Maestri stabilisce che la Kippah debba essere visibile da tutti i lati e debba coprire la maggior parte del capo. (Igheroth Moshe, Orach Chajim 1, 1). Le donne non sposate sono tenute ad indossare un copricapo quando pronunciano il Nome di HaShem? La maggior parte dei Maestri stabilisce che una donna non sposata non è tenuta ad indossare un copricapo, in quanto è dotata di una maggiore sensibilità e timore del Cielo. Tuttavia esiste un Minhag diffuso tra alcune comunità orientali che prevede che le donne non sposate indossino comunque un copricapo durante la Tefilah nel Beth HaKneseth.
Paolo Sciunnach, insegnante
(8 gennaio 2018)