Crollano i tunnel del terrore, Israele colpisce Hamas
Un nuovo tunnel costruito dal movimento terroristico di Hamas per infiltrarsi in Israele dalla Striscia di Gaza è stato distrutto dall’aviazione israeliana. Come racconta La Stampa, “è la terza volta in due mesi che gli israeliani demoliscono una infrastruttura sotterranea nella Striscia di Gaza. L’attacco al tunnel, vicino al valico meridionale di Kerem Shalom, è stato condotto sabato da un cacciabombardiere israeliano, che ha usato una tecnologia elettronica avanzata, sviluppata per questo tipo di operazioni”. “Così come contro i razzi sparati da Gaza, il genio ebraico ha escogitato il sistema di intercettamento Iron Dome – ha spiegato Yoav Mordechai, coordinatore delle attività nei Territori -, sotto terra disponiamo ora di un tecnologico Steel Dome che localizza i tunnel di Hamas e della Jihad islamica”. Secondo il generale Mordechai nei prossimi mesi altre gallerie verranno scovate e messe fuori uso. Il tunnel distrutto era lungo 900 metri e penetrava per 180 metri all’interno del territorio israeliano. Una diramazione portava anche in territorio egiziano.
Mahmoud Abbas, tutta colpa degli altri. Il leader dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas accusa Israele di aver “posto fine” agli accordi di pace di Oslo del 1990 (fra Olp e Israele) e definisce la proposta dell’amministrazione Trump per riavviare i negoziati offensiva. Parole pronunciate dal presidente dell’Anp durante una riunione del gruppo dirigente palestinese per discutere della prossime mosse, dopo la decisione del presidente Usa Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico. “Voglio essere chiaro – ha affermato Abu Mazen -. Non accetteremo più alcuna mediazione americana. Trump minaccia di tagliarci gli aiuti finanziari perché noi avremmo intralciato i negoziati. Che la sua casa crolli! Quando mai sono ripresi quei negoziati?”. Riguardo ai palestinesi, il Foglio del lunedì riporta un articolo del Jerusalem Post che afferma: “l’Olp e più in generale la causa palestinese stanno affondando nell’irrilevanza, ma anziché riformare le loro politiche per ristabilire la loro posizione, hanno adottato una politica della terra bruciata che non fa altro che intensificare la loro corsa verso il basso”.
Milano, il Memoriale apre le porte al calcio. Dopo l’annuncio sulle pagine della Gazzetta dello Sport, anche il Fatto Quotidiano racconta dell’appuntamento che coinvolge il Memoriale della Shoah di Milano e il mondo del calcio: su iniziativa di Gianluca Tizi, giornalista e procuratore sportivo – subito accolta dalla Fondazione Memoriale – il 23 gennaio la Lega di Serie A e alcune squadre di calcio della massima serie visiteranno il luogo della Memoria milanese da cui, il 30 gennaio 1944, furono deportati 605 ebrei e di cui solo 22 fecero ritorno. “Rumori e atmosfera – scriveva la Gazzetta – aiuteranno i presenti a riflettere su ciò che accadde per evitarsi il ripetersi di eventi simili in futuro. L’idea iniziale ha trovato immediato sostegno dalla Fondazione attraverso il vicepresidente, l’ingegnere Roberto Jarach, e la segretaria Daniela Di Veroli, e poi dall’avvocato Luciano Belli Paci e il dottor Marco Vigevani”. Hanno già aderito, ricorda invece il Fatto, Napoli, Milan, Inter, la Lega di serieA e di serie B.
Milano, gli slogan antisemiti e la riunione a Palazzo Marino. Prevista per oggi la discussione a Palazzo Marino sui cori antisemiti in arabo pronunciati più volte lo scorso 9 dicembre in piazza Cavour nel corso di una manifestazione indetta dall’Associazione dei Palestinesi in Italia. “Beppe Sala interverrà nella seduta di oggi, – scrive il Giornale Milano – a cui seguirà la presentazione di un ordine del giorno depositato da Forza Italia, primi firmatari Mariastella Gelmini, Fabrizio De Pasquale, Gianluca Comazzi e Luigi Amicone. Il testo invita la giunta a ‘inserire nell’ambito dei tavoli di lavoro istituiti dal Comune con le diverse realtà del mondo islamico, la espressa condanna di frasi e istanze politiche xenofobe e antisemite tra i valori ritenuti criterio di ammissione’”.
Il ritorno di Trump in Europa. La prossima settimana si terrà l’annuale incontro a Davos, in Svizzera, del World economic forum e l’ospite più atteso sarà il presidente Usa Donald Trump. A un anno dalla sua entrata in carica, Trump, sottolinea il Sole24 Ore, avrà puntati su di lui “gli occhi della comunità internazionale, pronta a cogliere nuovi indizi sull’atteggiamento che Washington terrà nei prossimi mesi”su temi come la Russia, l’accordo iraniano, il patto sul clima di Parigi, il Medio Oriente (ne parla anche il Giornale).
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked