Israele: contesto e proporzione
Mi chiedo spesso che cosa sia più utile fare per cercare di arginare la diffusa disinformazione che emerge quando il discorso si rivolge a Israele. Credo che la maggioranza delle persone, in Italia, non abbia una posizione di principio fortemente ostile a Israele e nemmeno particolarmente favorevole, ma sia piuttosto poco interessata, nonostante l’occhio dei media illumini in maniera spropositata, e in casi non rari distorca, quanto accade in questo piccolo Paese del Medio Oriente grande come una regione italiana di medie dimensioni. Perciò sono convinto che, discutendo di Israele e anche difendendolo dalle più comuni obiezioni sollevate per mettere in dubbio la stessa ragione di esistere dello Stato, sia più utile fornire una complessità che una serie di slogan adatti al massimo a farci sentire meglio, ma che certo non fanno cambiare idea ai nostri interlocutori. Penso anche che sia la cosa giusta da fare, ma non mi interessa oggi sottolineare questo aspetto, affrontato più volte su queste colonne molto meglio di come potrei fare io. Chi si spende, spesso con dedizione, per la difesa di Israele dai suoi detrattori, dovrebbe sempre aver ben chiaro il proprio obiettivo: l’affermazione incondizionata delle proprie convinzioni oppure l’utilità per l’immagine di Israele?
Per chi sceglie la seconda possibilità è fondamentale uno sforzo per contestualizzare e normalizzare Israele nel discorso pubblico. D’altronde discutere di Israele come di un Paese democratico come la maggioranza di quelli europei, quindi non privo di problemi e contraddizioni, e non come una entità artificiosamente creata nel contesto mediorientale oppure un improbabile paradiso di perfezione, mi sembra già una risposta ad alcune tra le obiezioni più tipiche. L’altro criterio che reputo doveroso non perdere di vista è quello della proporzionalità, cioè la considerazione dei dettagli, per esempio politiche discutibili dell’attuale governo, come importanti ma non sovrapponibili sull’intero quadro, cioè la considerazione complessiva del Paese. Questo significa, ancora una volta, non dimenticare il contesto dei problemi e delle contraddizioni di Israele, che è quello di una democrazia in cui si può discutere di tutto: un contesto che non merita certo di essere messo a confronto con i regimi e le dittature circostanti, ma con Paesi come l’Italia.
Giorgio Berruto, Hatikwà