“Leggi del ’38, vergogna italiana”
A ottanta anni dalla promulgazione delle Leggi antiebraiche un’occasione per riflettere sull’abominio perpetrato dal fascismo su un piano strettamente giuridico. E quindi al centro un concetto da difendere nelle più alte sedi istituzionali: la parola “legge” ha un significato ben preciso e quindi, quando approvata, una legge deve non solo rispettare un iter preciso e formalmente ineccepibile ma anche rispettare determinati requisiti etici e riflettere utilità sociale e ragionevolezza.
La persecuzione poi trasformata in deportazione e annientamento è stata formalizzata con atti aventi valore di leggi, e la Memoria deve essere dunque anche una Memoria istituzionale. Questo il filo conduttore dell’evento “Perseguitati per legge. 1938, ottant’anni fa le leggi razziali” che si è svolto questa mattina nella Sala della Regina della Camera dei deputati su iniziativa della presidente Laura Boldrini.
Moderato da Paola Severini Melograni, e con brani musicali eseguiti dalla violinista Ann Stupay, l’incontro si è focalizzato sull’utilità e sull’importanza dei presidi giuridici che sono stati realizzati affinché ciò che è avvenuto nel 1938 – l’esclusione per legge di una parte della cittadinanza, privata dei più elementari diritti – non abbia a ripetersi.
Ad aiutare le testimonianze di chi quelle leggi le ha vissute sulla propria pelle, come Mirella Fiorentini, oggi novantenne, alla quale fu impedito di iscriversi al liceo Mamiani di Roma, o come Bianca Bosco Tedeschini che ricorderà cosa provò quando venne espulsa la sua compagna di classe.
A prendere la parola sono stati anche gli studenti di alcune scuole romane, che hanno letto i racconti di chi allora fu costretto a lasciare la propria occupazione: impiegati, musicisti, e insegnanti. L’evento odierno è stato pensato in prima istanza proprio per loro.
“Le Leggi razziste approvate dal Parlamento italiano rappresentano una gravissima vergogna che ci portiamo dietro: non esiste un fascismo buono, poi rovinato da altri” ha detto la presidente Boldrini. Una quarantina, ha ricordato, i campi di concentramento che furono aperti in Italia. Come Fossoli, Bolzano, Risiera di San Sabba, Borgo San Dalmazzo. Luoghi in genere poco noti, ma che dimostrano che “quella del fascismo buono, poi condizionato dal nazismo cattivo, è una favola”. Nei lager, ha poi aggiunto, non si consumò “una follia” ma un programma pianificato “e scrupolosamente e burocraticamente eseguito”. Grande quindi l’apprezzamento per la scelta di nominare la Testimone Liliana Segre senatrice a vita.
Ha sottolineato la Presidente UCEI Noemi Di Segni nel suo intervento: “La persecuzione avvenuta negli anni della Shoah in Italia e in tutta Europa, poi trasformata in deportazione e annientamento sistematico, è stata formalizzata con atti aventi valore di leggi, decreti, regolamenti. L’obiettivo è tramettere ai ragazzi proprio questo. Abbiamo oggi presidi precisi – la Costituzione, le Convenzioni interazionali, la Corte costituzionale – per assicurare che ciò che è avvenuto nel ’38, l’esclusione per legge di una parte della cittadinanza dai diritti più elementari, non abbia a ripetersi”.
(23 gennaio 2018)