Ticketless – Micromigrazioni

alberto cavaglionQuando si parla di migranti – in campagna elettorale non si parlerà quasi d’altro – si pensa all’oltre-oceano, Ellis Island, l’Argentina. Si trascurano le micromigrazioni, non meno dolorose per chi le ha subite. Più si va indietro nel tempo, più è facile trarre dal passato qualche insegnamento per il futuro. Il convegno internazionale che si svolgerà alla Cavallerizza di Torino il 25 e 26 gennaio si concentrerà su un arco cronologico che va dal Medioevo all’età moderna (Lingue e migranti nell’area alpina e subalpina occidentale). Il convegno è promosso da un gruppo di linguisti decisi ad aprire una finestra sulla storia politica. Un progetto originale il loro, che sarebbe piaciuto molto a Benvenuto Terracini. Le linee vettoriali che saranno prese in esame, per queste mini-diaspore non necessariamente transfrontaliere, hanno prodotto sfumature gergali e mutamenti nella quotidianità del vivere. La mobilità interna delle comunità ebraiche piemontesi, soprattutto fra Settecento e Ottocento, ha molte cose da suggerire ai promotori di questa ricerca. Uno dei paragrafi più affascinanti, e meno studiati, riguarda la “metamorfosi possessoria” causata dalla fine dell’età napoleonica. La prima ventata di libertà aveva infatti favorito l’acquisto di beni immobili in luoghi dove non era mai esistito un ghetto e dove alcuni capifamiglia avevano acquistato qualche piccola unità abitativa per poter esercitare il commercio senza essere costretti a rientrare la sera. Il ritorno delle Regie Patenti imporrà l’alienazione di quei beni, ma ormai il dato era tratto, il profumo della libertà aveva prodotto i suoi effetti. La documentazione disponibile è ricchissima, riguarda parecchie decine di padri di famiglia stanchi di “mercatar vagando”, che per la prima volta scoprono la meraviglia del paesaggio e della vita nei campi. Non faranno in tempo ad assaporare le gioie della Natura, che saranno costretti dalla Storia e ripiombare nel buio della clausura. A pensarci bene si tratta di un minuscolo segno premonitore, indecifrabile per i protagonisti di questa microstoria, di quanto accadrà nel 1938.

Alberto Cavaglion