bambini…

Gli spazi, i colori, i sapori ed il tempo che dedichiamo ai nostri sono fondamentali. “I bambini ci guardano” è il titolo di un drammatico film di Vittorio De Sica del 1943, tratto dal romanzo Pricò, di Cesare Giulio Viola. “I bambini ci guardano” dovrebbe anche diventare il titolo ossessivo di ogni azione educativa che mettiamo in atto quando siamo genitori, educatori, maestri ed anche solo rappresentanti istituzionali di ogni singola comunità ebraica o istituzione ebraica in genere. I bambini, infatti, ci guardano quando si avvicina il 27 gennaio, granitico giorno della memoria che deve essere celebrato, ma non idolatrato a spese dello sguardo dei bambini. Questi ultimi infatti in molti, forse troppi luoghi ebraici, potranno vedere l’affannarsi istituzionale ebraico intorno a questo giorno non ebraico ma nazionale ed internazionale e non vedranno lo stesso affanno intorno al loro Talmud Torah (se esiste), intorno al loro corso di bar o bat mitzvà, intorno ai loro movimenti giovanili, intorno al loro auspicabile viaggio in Israele con l’Hashomer o il Benè Akiva. I bambini ci guardano dalla piccola stanza che gli abbiamo conservato per studiare Torah o per organizzare una serata del Maccabi e vedono quanto lavoriamo per il 27 gennaio e quanto meno lavoriamo per il seder di Tu BiShvat. Ed a qualche punto lo sguardo dei bambini diventerà affermazione identitaria tra memoria e cultura, tra memoria e spiritualità, tra memoria ed positivo orgoglio identitario. A noi tutti la comprensione dell’affermazione dei bambini che ci hanno guardato.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino